Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre un terremoto di magnitudo 6 sulla scala Richter ha colpito la provincia di Nangarhar, nell’est dell’Afghanistan, causando almeno ottocento morti e più di 2.700 feriti, secondo un bilancio provvisorio fornito dal ministero dell’interno del regime dei taliban.
Secondo lo Unites States geological survey (Usgs), l’epicentro del terremoto è stato localizzato a 27 chilometri dal capoluogo Jalalabad e ad appena otto chilometri di profondità. Il sisma è stato seguito da almeno cinque scosse di assestamento, una delle quali di magnitudo 5,2.
Il terremoto si è verificato al confine con la provincia di Kunar, ed è in quest’ultima che si è registrato il bilancio più pesante.
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“Il bilancio provvisorio è di ottocento e 2.500 feriti nella provincia di Kunar, e di 12 morti e 255 feriti nella provincia di Nangarhar”, ha dichiarato all’Afp Abdul Mateen Qani, portavoce del ministero dell’interno.
Secondo le autorità afgane, questo bilancio è però destinato ad aumentare.
La scossa è stata percepita anche nella capitale Kabul, che si trova a 370 chilometri di distanza.
Il sisma del 2023
“Le nostre squadre sono mobilitate per fornire aiuti di emergenza”, ha affermato la missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, una delle ultime reti di sicurezza in un paese che sta subendo le conseguenze dei recenti tagli agli aiuti internazionali.
Secondo la Banca mondiale, quasi il 50 per cento della popolazione afgana vive in condizioni di povertà.
L’Afghanistan è spesso colpito da terremoti, soprattutto lungo la catena montuosa dell’Hindu Kush, dove s’incontrano le placche tettoniche euroasiatica e indiana.
Nell’ottobre 2023 più di 1.500 persone erano morte in un terremoto nella provincia di Herat, nell’ovest del paese.