Il 15 luglio il capo dell’esecutivo di Hong Kong, John Lee, ha espresso il suo sostegno a un progetto di legge che riconosce alcuni diritti alle coppie omosessuali, nonostante l’opposizione dei partiti filocinesi.

All’inizio del mese la sua amministrazione aveva proposto di riconoscere alcuni diritti alle coppie omosessuali i cui matrimoni sono stati registrati all’estero.

La proposta aveva suscitato critiche quasi unanimi da parte dei deputati filocinesi che dominano il consiglio legislativo di Hong Kong, mentre gli attivisti lgbt+ l’avevano definita insufficiente.

Nel 2023 la più alta corte di Hong Kong aveva ordinato all’esecutivo locale di creare un “quadro alternativo” per le coppie lgbt+ dopo aver bloccato un tentativo di riconoscimento dei matrimoni omosessuali.

In quell’occasione la corte aveva affermato che “il matrimonio è riservato alle coppie eterosessuali”, una posizione ribadita il 15 luglio da Lee.

“Ma non formulare una proposta alternativa andrebbe contro lo stato di diritto, e questo avrebbe gravi conseguenze”, ha dichiarato Lee alla stampa, aggiungendo che l’esecutivo rispetterà la decisione finale del consiglio legislativo.

Gli attivisti lgbt+ sostengono che il testo, che si limita a riconoscere alcuni diritti relativi a questioni mediche e alla possibilità di prendere decisioni dopo la morte di un coniuge, non soddisfi invece le richieste della corte.

La regione amministrativa speciale di Hong Kong ha un suo parlamento e una minicostituzione – la legge fondamentale di Hong Kong – che sancisce una parziale autonomia da Pechino.

I matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono legali in Cina.

Secondo un sondaggio effettuato a Hong Kong nel 2023, circa il 60 per cento degli abitanti è favorevole al matrimonio egualitario.