Il 1 luglio la corte costituzionale tailandese ha sospeso la premier Paetongtarn Shinawatra, erede della dinastia politica che da più di vent’anni divide il paese, aprendo una nuova fase di profonda incertezza.

I giudici hanno deciso con una maggioranza di sette voti a due di sospendere la premier, accusata da alcuni senatori conservatori di aver violato gli “standard etici” richiesti dalla costituzione per ricoprire l’incarico.

Il futuro politico della più giovane premier nella storia del regno, con i suoi 38 anni, è ora legato a una decisione definitiva della corte, che potrebbe richiedere settimane o addirittura mesi. Secondo i mezzi d’informazione locali, in questo periodo il vicepremier Suriya Jungrungreangkit guiderà il governo ad interim.

“Accetto la decisione della corte”, ha dichiarato Paetongtarn.

“Mi scuso con il popolo tailandese, anche se ribadisco di aver sempre agito nell’interesse del paese”, ha aggiunto.

Da più di vent’anni la Thailandia è scossa da ripetute crisi politiche, ma quella attuale arriva nel pieno dell’offensiva commerciale statunitense, che ha messo il governo di fronte a scelte cruciali.

“Spero che la Thailandia possa andare avanti sulla strada della stabilità e dello sviluppo”, ha commentato Mao Ning, una portavoce del ministero degli esteri cinese.

Le prossime settimane saranno decisive per il clan Shinawatra, che si giocherà la sopravvivenza politica davanti ai tribunali. Il 1 luglio si è anche aperto il processo al patriarca ed ex premier Thaksin Shinawatra, accusato di lesa maestà.

Il clan ha costituito per anni un contrappeso all’establishment conservatore basato sulla monarchia e l’esercito. In opposizione al clan negli anni ci sono stati due colpi di stato, manifestazioni di massa, alcune delle quali represse nel sangue, e una serie di procedimenti giudiziari.

La posizione di Paetongtarn, la terza Shinawatra a ricoprire la carica di premier, dopo il padre Thaksin e la zia Yingluck, era stata indebolita dalla recente uscita del principale partito alleato dalla coalizione di governo.

Telefonata con Hun Sen

È stata però una telefonata con l’ex primo ministro cambogiano Hun Sen, che quest’ultimo aveva poi condiviso, a portare all’attuale sospensione. Durante la conversazione, il cui obiettivo era riportare la calma al confine tra Thailandia e Cambogia, Paetongtarn aveva definito un generale tailandese un “oppositore” e usato toni considerati troppo deferenti nei confronti del suo interlocutore.

Nonostante le scuse immediate della premier, trentasei senatori avevano presentato una denuncia alla corte costituzionale per violazione degli “standard etici”.

L’anno scorso la corte aveva destituito il suo predecessore Srettha Thavisin, anche in questo caso per violazione degli “standard etici”.

Intanto, il 1 luglio re Maha Vajiralongkorn ha approvato un rimpasto di governo, ma alcuni partiti d’opposizione chiedono le elezioni anticipate.