Il 4 giugno il presidente statunitense Donald Trump ha raddoppiato i dazi doganali sulle importazioni di acciaio e alluminio, portandoli dal 25 al 50 per cento.
Trump ha giustificato l’aumento, entrato in vigore a mezzanotte, con la necessità di “garantire che le importazioni non mettano a rischio la sicurezza nazionale”.
“Anche se i dazi imposti finora hanno permesso di sostenere i prezzi sul mercato statunitense, non bastano a garantire la capacità produttiva a lungo termine dell’industria locale, fondamentale per la difesa nazionale”, si legge nell’ordine esecutivo firmato da Trump.
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I settori dell’acciaio e dell’alluminio sono stati i primi a essere colpiti da Trump dopo il suo insediamento, con dazi aggiuntivi del 25 per cento entrati in vigore il 12 marzo.
Questi dazi settoriali, che si applicano anche all’industria automobilistica e presto saranno estesi ai prodotti farmaceutici e ai semiconduttori, sono gli unici a non essere stati bloccati da una recente sentenza della giustizia statunitense, che ha preso di mira quelli applicati in modo indiscriminato.
Il 4 giugno è previsto un incontro a Parigi tra il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Jamieson Greer e il commissario europeo per il commercio Maroš Šefčovič, a margine di una riunione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
I rapporti tra Washington e Bruxelles sono tesi da quando Trump ha minacciato dazi aggiuntivi del 50 per cento su tutti i prodotti importati dall’Unione europea. Questi dazi potrebbero entrare in vigore il 9 luglio in caso di fallimento dei negoziati.
La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha riferito il 3 giugno che “il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti ha inviato una lettera ai nostri partner commerciali per ricordargli che la scadenza si sta avvicinando”.
In caso di fallimento dei negoziati, Bruxelles è pronta a reagire all’offensiva commerciale di Trump imponendo a sua volta dazi sui prodotti statunitensi.
Secondo l’Ocse, nel 2025 ci sarà un forte rallentamento della crescita negli Stati Uniti a causa delle incertezze sui dazi, con un aumento del pil dell’1,6 per cento invece del 2,4 per cento previsto.
La settimana scorsa il presidente statunitense aveva anche minacciato di riaccendere la guerra commerciale con la Cina, accusata di non rispettare gli accordi.
Il 3 giugno la Casa Bianca ha però affermato che Trump potrebbe avere un colloquio telefonico con il suo collega cinese Xi Jinping “entro la fine della settimana”.