Il 20 maggio il candidato di estrema destra George Simion, sconfitto nel secondo turno delle elezioni presidenziali, ha chiesto l’annullamento dello scrutinio citando “interferenze esterne”, soprattutto della Francia.

“Ho presentato un ricorso alla corte costituzionale chiedendo l’annullamento delle presidenziali”, ha affermato sul social network X. “L’ho fatto per le stesse ragioni che hanno portato all’annullamento del voto di novembre: ingerenze esterne”, ha aggiunto, accompagnando il messaggio con le bandiere di Francia e Moldova.

Dopo l’annuncio dei risultati, Simion, 38 anni, grande sostenitore di Donald Trump, aveva riconosciuto la sconfitta, considerando anche il divario piuttosto consistente con il suo avversario Nicușor Dan, il sindaco europeista di Bucarest (46,4 e 53,6 per cento dei voti).

Il 20 maggio ha però dichiarato di aver voluto evitare “un bagno di sangue dopo l’annuncio dei risultati”, ma di avere “prove schiaccianti di interferenze esterne”.

Simion ha accusato la Francia di aver tramato per favorire Dan, citando alcune accuse lanciate da Pavel Durov, fondatore della piattaforma di messaggistica Telegram.

In un messaggio pubblicato poco dopo su X, Durov, un imprenditore russo con la nazionalità francese, si è detto “disponibile a testimoniare se questo può aiutare la democrazia romena”.

Il 18 maggio Durov aveva accusato il capo dei servizi di sicurezza francesi Nicolas Lerner. “Qualche settimana fa mi ha chiesto di bloccare gli account legati alla destra romena”, aveva affermato.

L’accusa è stata respinta con forza dalla Direzione generale della sicurezza esterna (Dgse) della Francia.

Dopo aver dominato il primo turno, Simion era stato sconfitto al ballottaggio, pagando una forte mobilitazione degli elettori europeisti.

La Romania sta attraversando una crisi politica senza precedenti dal crollo del comunismo nel 1989.

Tutto è cominciato il 24 novembre, quando un candidato semisconosciuto di estrema destra, Călin Georgescu, si era imposto nel primo turno delle presidenziali.

La corte costituzionale aveva annullato le elezioni in seguito alla declassificazione di alcuni documenti dei servizi di sicurezza che descrivevano nel dettaglio presunte interferenze russe, soprattutto sui social network. La corte aveva poi escluso Georgescu dalla ripetizione delle presidenziali.