Il 19 maggio la corte suprema degli Stati Uniti ha autorizzato l’amministrazione Trump a revocare uno statuto di protezione temporanea (Tps) che le impediva di espellere circa 350mila venezuelani.
Il più alto tribunale del paese ha accolto un ricorso della segretaria alla sicurezza interna Kristi Noem, che chiedeva di poter revocare il Tps nonostante sia in corso un procedimento giudiziario sulla questione.
Noem aveva infatti annullato una proroga di diciotto mesi del Tps per i venezuelani decisa a gennaio dall’amministrazione Biden, che avrebbe dovuto entrare in vigore all’inizio di aprile.
Ma un giudice federale della California aveva sospeso questa decisione alla fine di marzo, sottolineando il rischio di “creare un danno irreparabile a centinaia di migliaia di persone” e deplorando “l’atteggiamento razzista dell’amministrazione”, che considera tutti i venezuelani dei criminali.
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Cosa succede negli Stati Uniti. A cura di Alessio Marchionna. Ogni domenica.
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Lo statuto di protezione temporanea protegge i beneficiari dall’espulsione e gli permette di lavorare legalmente nel paese.
È offerto agli immigrati la cui sicurezza non sarebbe garantita in caso di ritorno nel loro paese a causa di conflitti, catastrofi naturali e altre condizioni “straordinarie”.
Era stato concesso ai venezuelani dall’ex presidente democratico Joe Biden, in quanto Washington considera il Venezuela di Nicolás Maduro un regime autoritario.
“La revoca del Tps costituisce un attacco xenofobo, discriminatorio e razzista contro persone la cui unica colpa è stata fuggire da una dittatura criminale verso un paese disposto ad accoglierli”, ha dichiarato all’Afp Adelys Ferro, cofondatrice del Venezuelan american caucus, un’associazione di sostegno alla comunità venezuelana.
Ferro ha sottolineato che gli Stati Uniti vorrebbero espellere queste persone verso un paese che considerano “così pericoloso” da sconsigliare ai propri cittadini di andarci.
Il presidente statunitense Donald Trump ha avviato un piano che prevede espulsioni di massa dei migranti irregolari, che secondo lui hanno provocato un’ondata di criminalità negli Stati Uniti, cosa che nessuna statistica ufficiale conferma.
Dal suo ritorno al potere a gennaio, molte delle sue decisioni in materia d’immigrazione hanno incontrato l’opposizione dei giudici, e in alcuni casi anche della corte suprema.
La sua amministrazione accusa sistematicamente questi giudici d’interferire con le prerogative del potere esecutivo.