Lo statunitense Robert Francis Prevost, 69 anni, prefetto del dicastero per i vescovi e presidente della pontificia commissione per l’America latina, è il nuovo papa. Ha scelto come nome da pontefice Leone XIV. È stato eletto nel secondo giorno di conclave, ricevendo la maggioranza dei due terzi, cioè almeno 89 voti. Per via dell’assoluta segretezza che circonda il conclave, i dettagli del voto non sono noti.

Alle 19.25 si è affacciato dalla loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro indossando la tradizionale “mozzetta” rossa, una mantellina corta, chiusa sul petto da una serie di bottoni, che papa Francesco non indossò nel 2013, in occasione della sua elezione. Ha salutato la folla lanciando un appello di pace a tutti i popoli.

È stato il cardinale protodiacono francese Dominique Mamberti a pronunciare la celebre formula in latino “habemus papam” (abbiamo un papa) e a presentare il successore di Francesco, morto il 21 aprile all’età di 88 anni.

Successivamente Leone XIV si è rivolto agli oltre 1,4 miliardi di cattolici nel mondo. “La pace sia con tutti voi”, sono state le sue prime parole, in un italiano venato da un accento americano. “Grazie a papa Francesco”, ha detto, ringraziando anche i cardinali per averlo eletto.

I fedeli e i turisti riuniti in piazza San Pietro hanno accolto con un fragoroso applauso la sua apparizione al balcone della basilica di San Pietro, circa un’ora e mezza dopo che il fumo bianco era uscito dal camino sul tetto della cappella Sistina.

Prevost viene dalle file dei moderati ed era considerato uno dei favoriti per succedere a papa Francesco, che lo aveva messo a capo del potente ministero responsabile della nomina dei vescovi.

I cardinali hanno quindi optato per la continuità, anche se lo statunitense, ordinato cardinale nel 2023 da Francesco, probabilmente sarà più formale del suo predecessore, che ha riformato la Santa Sede, irritando la gerarchia vaticana.

Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, Prevost è il primo papa della storia originario degli Stati Uniti. È considerato un uomo di ascolto e sintesi, conoscitore dei meccanismi interni del Vaticano. Un vescovo “non deve essere un piccolo principe seduto nel suo regno, deve essere vicino alle persone che serve e camminare con loro, soffrire con loro”, aveva detto al sito web Vatican News nel 2024.

Dopo la morte del precedente papa, Prevost aveva invece dichiarato che c’era ancora “molto da fare” all’interno della chiesa. “Non possiamo fermarci, non possiamo tornare indietro. Dobbiamo vedere cosa vuole lo spirito santo per la chiesa di oggi e di domani, perché il mondo di oggi, in cui vive la chiesa, non è lo stesso di dieci o vent’anni fa”, aveva dichiarato ad aprile. “Il messaggio è sempre lo stesso (…) ma il modo per raggiungere le persone di oggi, i giovani, i poveri, i politici, è diverso”.

Prevost ha studiato al seminario minore dell’ordine di sant’Agostino, dov’è entrato nel 1977. Laureato in teologia, ha conseguito anche un diploma in matematica. Ordinato sacerdote nel 1982, due anni dopo è stato inviato come missionario in Perù.

È ritornato a Chicago nel 1999 e nel 2001 è diventato priore generale. Nel 2014 papa Francesco lo ha nominato amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, nel nord del Perù.

Nel 2023 Prevost è stato nominato prefetto del potente dicastero per i vescovi, una delle cariche più importanti del governo vaticano. In questa posizione strategica è succeduto al cardinale canadese Marc Ouellet, accusato di violenza sessuale. Prima della sua elezione a papa era membro di sette dicasteri (l’equivalente dei ministeri in Vaticano). All’interno della curia ha la reputazione di essere una figura capace di conciliare opinioni divergenti.