Il 30 aprile il governo pachistano ha affermato di avere “informazioni credibili” di un imminente attacco militare indiano in Pakistan dopo un attentato contro una comitiva di turisti a Pahalgam, nel Kashmir indiano, che ha causato ventisei morti.
In precedenza il primo ministro indiano Narendra Modi aveva dato il via libera a un’operazione militare in risposta all’attentato del 22 aprile, di cui New Delhi ha attribuito la responsabilità al Pakistan.
“Il Pakistan dispone di informazioni credibili secondo cui l’India è pronta a condurre un attacco militare nelle prossime 24-36 ore, usando l’incidente di Pahalgam come pretesto”, ha affermato in un comunicato il ministro dell’informazione pachistano Attaullah Tarar.
“Il Pakistan non colpirà per primo, ma non esiterà a rispondere”, ha dichiarato invece il ministro degli esteri pachistano Ishaq Dar.
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Nonostante gli appelli internazionali alla moderazione, le tensioni tra le due potenze nucleari sono sempre più forti.
New Delhi aveva subito accusato il Pakistan di essere responsabile dell’attentato, che non è stato rivendicato, mentre Islamabad aveva chiesto un’inchiesta indipendente e respinto l’accusa di “terrorismo transfrontaliero”.
Il 23 aprile l’India aveva adottato una serie di misure contro il Pakistan, tra cui la sospensione di un importante trattato sulla condivisione delle risorse idriche tra i due paesi, la chiusura del principale valico di frontiera e la riduzione del personale diplomatico.
Due giorni dopo l’attentato i due paesi avevano cominciato a scambiarsi dei colpi di arma da fuoco alla frontiera.
Secondo l’esercito indiano, tra il 29 e il 30 aprile, per la sesta notte consecutiva, i soldati dei due paesi si sono scambiati dei colpi lungo la Linea di controllo (Loc), il confine di fatto tra il Kashmir indiano e quello pachistano.
Islamabad ha invece riferito di aver abbattuto due droni di sorveglianza indiani entrati nel suo spazio aereo.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avuto colloqui telefonici con il primo ministro pachistano Shehbaz Sharif e con il ministro degli esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, in cui li ha esortati a “evitare un’escalation”.
Intanto, nel Kashmir indiano, il territorio a maggioranza musulmana del Jammu e Kashmir, le forze di sicurezza stanno portando avanti una grande operazione per individuare gli autori dell’attentato e i loro complici. Finora hanno arrestato più di duemila persone e demolito nove case legate ai presunti responsabili.
La regione storica del Kashmir è divisa tra India e Pakistan dalla loro indipendenza nel 1947, ma entrambi i paesi rivendicano l’intero territorio. New Delhi accusa regolarmente il Pakistan di sostenere i ribelli del Kashmir indiano.
Nel 1989 i ribelli hanno lanciato un’insurrezione armata per ottenere l’indipendenza o l’annessione al Pakistan. Da allora il conflitto ha causato la morte di decine di migliaia di persone tra soldati, miliziani e civili.
Le violenze si sono però ridotte dopo che nel 2019 New Delhi ha revocato lo statuto di parziale autonomia del Jammu e Kashmir, assumendone direttamente il controllo.