Il 23 aprile l’India ha adottato una serie di misure contro il Pakistan, accusato di “terrorismo transfrontaliero” dopo un attacco contro una comitiva di turisti nel Kashmir indiano, che ha causato ventisei morti.
Le misure comprendono la sospensione di un importante trattato sulla condivisione delle risorse idriche tra i due paesi, la chiusura del principale valico di frontiera e la riduzione del personale diplomatico.
L’attacco condotto da alcuni uomini armati a Pahalgam il 22 aprile, che non è stato rivendicato, ha aggravato le tensioni tra le due potenze nucleari.
Iscriviti a In Asia |
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
|
Iscriviti |
Iscriviti a In Asia
|
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
|
Iscriviti |
“Il valico di Attari-Wagah è chiuso a tempo indeterminato”, ha affermato Vikram Misri, il più alto funzionario del ministero degli esteri indiano, sottolineando che le persone in possesso di validi documenti di viaggio potranno attraversarlo fino al 1 maggio.
“Inoltre, il trattato del 1960 sulle acque del fiume Indo è sospeso con effetto immediato, fino a quando il Pakistan non rinuncerà in modo chiaro e inequivocabile al suo sostegno al terrorismo transfrontaliero”, ha aggiunto.
Nonostante il trattato, negli ultimi anni ci sono state forti tensioni tra i due paesi sulla condivisione delle risorse idriche. In particolare, Islamabad ha più volte accusato l’India, che si trova a monte, di voler limitare il suo accesso all’acqua, con gravi conseguenze per l’agricoltura.
Il trattato ha portato alla creazione della Commissione indopachistana dell’Indo, che ha il compito di risolvere eventuali controversie.
L’India ha anche ordinato agli addetti alla difesa pachistani in servizio a New Delhi di lasciare il paese e ha richiamato dal Pakistan i suoi consiglieri militari.
Il 24 aprile il primo ministro indiano Narendra Modi ha alzato ulteriormente i toni, impegnandosi a dare la caccia “agli autori dell’attacco e ai loro sostenitori fino ai confini della Terra”.
Lo stesso giorno il Comitato di sicurezza nazionale del Pakistan si è riunito nella capitale Islamabad per decidere come rispondere alle misure adottate da New Delhi. L’organismo, che riunisce i più alti funzionari civili e militari del paese, si riunisce solo in caso di estrema urgenza.
“L’India voleva uscire dal trattato sull’acqua da almeno quindici anni, e ha usato l’attacco contro i turisti come pretesto”, aveva dichiarato il 23 aprile Khawaja Asif, il ministro della difesa pachistano.
La regione storica del Kashmir è divisa tra India e Pakistan dalla loro indipendenza nel 1947, ma entrambi i paesi rivendicano l’intero territorio. New Delhi accusa regolarmente il Pakistan di sostenere i ribelli del Kashmir indiano.
Nel 1989 i ribelli hanno lanciato un’insurrezione armata per ottenere l’indipendenza o l’annessione al Pakistan. Da allora il conflitto ha causato la morte di decine di migliaia di persone tra soldati, miliziani e civili.
Le violenze si sono però ridotte dopo che nel 2019 New Delhi ha revocato lo statuto di parziale autonomia del Jammu e Kashmir, assumendone direttamente il controllo.
Da allora le autorità indiane hanno promosso con forza questa regione montuosa come destinazione turistica.