Fattori congiunturali, ma anche una tendenza di fondo: il consumo globale di vino si è ridotto ancora nel 2024, raggiungendo il livello più basso dal 1961, ha affermato l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv).
“Gli acquisti di vino sono diminuiti del 3,3 per cento rispetto al 2023, attestandosi a 214,2 milioni di ettolitri (mhl)”, si legge nel rapporto annuale dell’Oiv. Si tratta del dato più basso dal 1961 (213,6 mhl).
Il minor consumo di vino sarebbe legato al calo della domanda in mercati chiave come gli Stati Uniti e a un aumento del prezzo medio a causa dei bassi volumi di produzione, dei maggiori costi e dell’inflazione generale: oggi per una bottiglia di vino i consumatori pagano in media il 30 per cento in più rispetto al biennio 2019-2020.
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“È la tempesta perfetta”, ha commentato Giorgio Delgrosso, responsabile della divisione statistiche dell’Oiv.
I consumi di vino sono in calo dal 2018 (il 12 per cento in meno), in particolare in Cina, nonostante un rimbalzo nel 2021, dopo la fase acuta della pandemia di covid-19.
“Al di là dei fattori congiunturali, sia economici sia geopolitici, non bisogna trascurare quelli strutturali di lungo periodo”, ha affermato l’Oiv, citando “l’evoluzione dei gusti e degli stili di vita dei consumatori”.
In Europa, che rappresenta il 48 per cento delle vendite, il consumo di vino è diminuito del 2,8 per cento.
La Spagna e il Portogallo sono tra i pochi mercati europei in cui il consumo è aumentato, anche se di poco.
Negli Stati Uniti, il principale mercato mondiale, il consumo si è ridotto del 5,8 per cento, arrivando a 33,3 milioni di ettolitri.
Anche la produzione di vino è scesa nel 2024 al livello più basso degli ultimi sessant’anni, con un calo del 4,8 per cento (225,8 mhl), anche a causa della crisi climatica, che ha portato piogge eccessive in alcune aree ed episodi di siccità in altre.
L’Italia si è confermata primo produttore mondiale, con 44 milioni di ettolitri, davanti alla Francia (36,1 mhl), alla Spagna (31 mhl) e agli Stati Uniti (21,1 mhl). Le esportazioni italiane sono aumentate, grazie soprattutto al prosecco.