Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.
Sono una donna bisessuale di trentatre anni che vive in Europa, e ho i capelli rossi. La scorsa settimana mi sono imbattuta nel termine “gingerism”, e ho dato senso a una parte importante della mia vita. Sono finita in un tunnel di storie di altri rossi che, come me, hanno subito prepotenze, sono stati ipersessualizzati e trattati come creature mitologiche fin dalla pubertà. Sinceramente mi è sembrato di leggere il mio diario, scritte con i brillantini a parte. La verità, in sintesi: mi sono sempre domandata se il fatto di avere i capelli rossi – pur essendo ritenuta canonicamente attraente – non mi abbia reso la vita inutilmente complicata. La risposta è che, in un certo senso, sì.
Fino ai vent’anni ero timida da morire. Immagina una ragazzina silenziosa all’ultimo banco, che cerca soltanto di sopravvivere. Intanto i miei compagni di classe facevano apertamente congetture sul colore dei miei peli pubici – dico sul serio – e i ragazzi si rapportavano a me come se fossi la fantasia di una notte, non un essere umano. Avanzamento veloce: mi sono indurita. Mi sono fatta sentire, sono diventata più orgogliosa, e molto più assertiva. Colpo di scena: la società non ti fa proprio le feste, quando sei una donna che trova la sua voce. Soprattutto se sei una rossa. Oggi mi muovo costantemente sul confine tra “dea del sesso” e “ingestibile”.
La mia sicurezza è interpretata come invito al sesso. La mia assertività è bollata come aggressiva, arrogante, intimidatoria. Credo di aver reso l’idea. E per quanto riguarda l’intimità: aiuto. Troppo spesso i capelli rossi mi trasformano in un feticcio ambulante. Diversi partner hanno sfogato su di me i loro kink degradanti - sputi, mani al collo e via dicendo – senza chiedermelo prima, come se le rosse avessero un modulo di consenso automatico al bdsm. A questo punto temo sinceramente che l’unione di capelli rossi e genere femminile renda la mia vita sessuale più pericolosa di quanto dovrebbe essere.
Amo i miei capelli. Sono una parte di me e non li cambierei mai. Però non ne posso più di essere ipersessualizzata e fraintesa in questo modo. Quindi ecco la mia domanda: hai sentito storie simili? C’è un problema vero che colpisce le persone dai capelli rossi? E perché nel porno sono ancora troppo rappresentate come esotiche, kinky o semplicemente sottomesse?
— Got Issues, Need Guidance, Everything’s Rough
Ho già sentito storie come la tua, Ginger, racconti sconvolgenti di uomini etero che danno per scontato che si possa sputare e mettere le mani al collo senza parlarne prima, o addirittura senza chiedere il consenso alla partner. Però ne ho sentite da donne di ogni tipo, non solo dalle rosse. Non dubito minimamente che tu abbia subito uno specifico tipo di oggettificazione sessuale in quanto rossa (fra poco ci arriviamo), ma il tipo di violazione del consenso di cui parli è tristemente diffuso, Ginger, ed è un rischio che corrono tutte le donne.
La dottoressa Debby Herbenick, docente presso l’università dell’Indiana e spesso ospite del Savage Lovecast, ha compiuto ricerche approfondite sul soffocamento come pratica sessuale. Le sue scoperte sono allarmanti: in un sondaggio effettuato su più di cinquemila studenti di un grande college del Midwest, quasi due terzi delle studentesse hanno riferito che un partner le aveva soffocate durante il sesso. Due terzi! “Vent’ anni fa il soffocamento risultava una pratica insolita fra tutte le fasce di età, e tanto più fra i giovani sessualmente inesperti e poco pratici di comunicazione”, scriveva Peggy Orenstein, autrice di Girls & sex, in un articolo d’opinione sul New York Times che citava le ricerche della dottoressa Herbenick. “La situazione è cambiata radicalmente nel giro di poco tempo, con conseguenze per la salute che genitori, educatori, operatori sanitari, attivisti del consenso e gli stessi adolescenti devono comprendere con la massima urgenza.”
Quindi il problema non sono i tuoi capelli, non sei tu: è che troppi giovani maschi sono cresciuti guardando dei porno che dipingevano gli sputi e le mani al collo come attività sessuali normali e innocue che piacciono a tutte le donne. Il problema è aggravato dalla nostra incapacità, come società, di fornire ai giovani un’educazione sessuale ad ampio raggio che comprenda il piacere sessuale, l’istruzione alla pornografia, il consenso e la biologia riproduttiva (che si può spiegare in venti minuti). Perché in assenza di una buona educazione sessuale, anzi di un’educazione sessuale tout court, i creatori di pornografia finiscono per fungere da educatori: un ruolo che non sono interessati a svolgere.
Per la cronaca: ad alcune donne piace essere soffocate – alcuni giovani partecipanti maschi agli studi di Herbenick riferivano di sentirsi sconvolti o a disagio quando le partner chiedevano loro di essere soffocate – ma il porno ha preso quella che era una preferenza minoritaria (e pericolosa) e l’ha fatta passare per pratica comune. Perciò immagino che chi ha provato a soffocarti non stesse pensando “Il sesso kinky è fatto così”, né “Alle rosse piace così”, ma semmai “Il sesso è fatto così, e a tutte piace così”.
Detto questo, Ginger, io non dubito che tu sia stata oggetto di una ipersessualizzazione molto specifica per via dei tuoi capelli. L’incontro con una caratteristica fisica anomala – le persone con i capelli rossi sono meno del 2 per cento della popolazione mondiale – può tirare fuori il peggio da certa gente, come dimostrano quegli stronzi dei tuoi compagni di classe. E per motivi che non comprendiamo appieno, alcune persone sviluppano una fissazione erotica per certe caratteristiche fisiche casuali o anomale durante o prima della pubertà. Per alcuni sono i capelli rossi, per altri sono le tette grosse o i piedi.
Sentirsi feticizzati, cioè visti e usati come oggetti anziché apprezzati come persone, è una cosa spossante. Ma oltre agli uomini che hai subito riconosciuto come fissati con le rosse – e a quelli che ti hanno trattato in modo malsano – probabilmente sei stata anche con persone che feticizzavano i tuoi capelli ma non ti facevano sentire un oggetto.
Da ultimo, ero a conoscenza del “gingerism”, ma la tua lettera mi ha spinto ad approfondire, Ginger, e sono finito nel tuo stesso tunnel. Non sapevo, per esempio, che gli antichi egizi a volte sacrificavano i rossi agli dèi per qualche strano motivo; né che i francesi erano convinti che non ci si può fidare dei rossi perché si diceva che Giuda, l’apostolo traditore di Cristo, avesse i capelli di quel colore; né che i tedeschi credevano che le donne dai capelli rossi fossero streghe (la pagina Wikipedia sulle discriminazioni contro le persone dai capelli rossi è abbastanza allucinante). Per cui sì, hai ragione a sentirti così – le rosse a volte vengono trattate in modo diverso, e sicuramente alcuni uomini feticizzano i tuoi capelli – ma il tuo vero problema sono l’ignoranza sulla pornografia, la supponenza dei maschi e i feticisti incapaci di apprezzare i tuoi capelli e al tempo stesso trattarti come una persona.
P.s. Alcuni rossi, e intendo maschi, non si sentono oggettificati a sufficienza. Date un’occhiata al Calendario Red Hot 100, creato per sfatare lo stereotipo che i rossi non siano sexy.
Cari lettori: sto rispondendo ai commenti dei miei lettori e ascoltatori nella Struggle session, una rubrica extra pubblicata quasi tutti i giovedì su savage.love. Alla fine, di solito, includo la domanda di un lettore che non verrà inserita nella rubrica – e invito a rispondere i miei commentatori spiritosi, perspicaci e comprensivi. Di seguito trovate la domanda extra apparsa nella Struggle session della scorsa settimana, insieme a un po’ dei consigli forniti dai lettori di Savage Love.
Sono un uomo gay, e da quattro anni ho una relazione meravigliosa e (attualmente) monogama con il primo e (spero) unico amore della mia vita. Per me è la prima storia importante, mentre il mio partner ha molta esperienza in fatto di sesso (parliamo di un numero a tre cifre) e al college se l’è goduta, cosa che io ammiro e rispetto. Pur essendo demisessuale e avendo molta meno esperienza di lui (un numero a due cifre, e molto basso), ho continue fantasie di una coppia aperta. Abbiamo provato ad andare con altri. Il mio partner non è demisessuale e la novità della cosa gli è piaciuta. Io, invece, da queste esperienze sono uscito svuotato e smarrito. Eppure il pensiero di stare in coppia aperta mi eccita. L’idea che altri mi trovino attraente, di avere una varietà di esperienze sessuali, di sbarbatelli boni che mi si sottomettono, sono tutte cose che bramo.
Ammetto che ad attirarmi è soprattutto l’idea della caccia. Varie volte, con il consenso del mio partner ho usato Grindr, dove ho convinto altre persone a incontrarmi. Ad affare concluso, però, ho perso interesse e mi sono dileguato. Forse la prova delle mie insicurezze profonde sta nel fatto che voglio solo sentirmi attraente, cosa che in passato non mi è mai capitata davvero. Il problema è che ormai si è instaurato un circolo vizioso infinito. Mi stuzzica l’idea della coppia aperta, ne parlo al mio partner, ci riproviamo, lui se la gode, io ne esco svuotato e decidiamo di smettere. Lui finora ha avuto molta pazienza, ma sta cominciando a esaurirla.
Spero di riuscire a risolvere la situazione. Come faccio a impegnarmi nella monogamia e a lasciar perdere questa fantasia, che non mi è congeniale nella vita vera? Non posso continuare a infliggere al mio partner questa continua altalena di egoismo e indecisione.
– Demi And Confused
Bidanfan: coppia aperta non significa che tu e il tuo partner potete o dovete avere lo stesso numero di avventure. Coppia aperta significa non essere confinati alla monogamia. Al tuo partner piace portarsi altri a letto, a te no. Quindi per parità potresti anche tu, ma non devi per forza avvalerti di questo diritto. A te cosa piace? La caccia. Ti piace flirtare, farti desiderare. Quindi puoi farlo, finché ti soddisfa. Non sei tenuto a incontrare questi tizi, però magari cerca di non illuderli quando li stuzzichi.
Comunque ti rendi conto che rimorchiare su Grindr non è l’unico modo per fare sesso fuori dalla coppia, sì? Va bene per il tuo partner, mentre tu un tizio lo devi prima conoscere. Potreste provare a aprire la coppia anche a brevi storie con ragazzi che hai modo di conoscere con calma e per cui sviluppi un’attrazione. E magari potresti anche avere il permesso di uscire e socializzare in spazi gay in cui farti un amico particolare, per un solo incontro o più, e quello potrebbe essere un modo per soddisfare il tuo desiderio di partner multipli.
Vedila così: puoi anche avere il permesso di mangiare il gelato tutti i giorni, ma non devi per forza.
Nocutename: Dac non può rassegnarsi a una relazione aperta come pura fantasia? Potrebbe farci discorsi spinti con il partner, o scriverci sopra storielle erotiche. Oppure fare un po’ lo stronzo e usare i siti e le app di incontri per attirare uomini senza poi incontrarli di persona. Dac sa che provasse a rimorchiare dal vivo, poi si sentirebbe in colpa. Il suo partner sta cominciando a infastidirsi. Mi pare che la sua unica possibilità sia quella di coltivare con l’immaginazione il suo sogno di farsi desiderare da altri, e usarlo come materiale per la masturbazione. Sarebbe meno da stronzi farsi un account su OnlyFans o altre piattaforme simili: un posto con sconosciuti che lo desiderano dall’altra parte dello schermo, ma solo per ammirazione e non per incontrarsi dal vivo.
Incomtempto: credo che la soluzione in questo caso sia l’asimmetria. Il fidanzato può rimorchiare e divertirsi, l’autore della lettera può uscire con ragazzi e creare legami più a lungo termine per assicurarsi di essere davvero attratto, e magari alla fine ritrovarsi un amico con qualcosa in più.
Jonathan: innanzitutto è facile per un gay al college arrivare a tre cifre. Significa una media di 24 uomini all’anno, cioè uno ogni due settimane, più un’orgia, magari. Nel caso di Dac, impegnarsi alla monogamia è la soluzione sbagliata. È chiaro che lui vuole così. Forse è il caso di diventare demisessuale convinto, no? A Washington, fatti un drink al Licht, poi vai a ballare al Bunker. A Philadelphia, vai al Charlie Was A Sinner, poi al Bike Stop. Fatti un giro e due chiacchiere per qualche ora, poi vai a scopare (“Oh, no! Posso rimorchiare un bono, ma lui vuole prima un paio di cocktail al Ranstead Room o al Deathc & Co? Che orrore!”).
Bidanfan: mi diverte sempre constatare l’abisso che separa la concezione di demisessuale delle donne e quella dei maschi gay. Per questi ultimi, “Prima di scopare devo passare almeno mezz’ora a fare conversazione” è una frase da demisessuale. Per le donne sarebbe da ipersessuale! Un demisessuale avrebbe bisogno di conoscere l’altro per qualche mese!
(Traduzione di Francesco Graziosi)
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