Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), nella prima metà del 2024 nell’Unione europea si trovavano circa 1,2 milioni di rifugiati, di cui 124mila richiedenti asilo di origine siriana. In Italia i rifugiati siriani sono 3.500 e i richiedenti asilo poco più di 250.
Dopo la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria, l’8 dicembre 2024, alcuni politici europei hanno proposto l’espulsione e il rimpatrio dei rifugiati siriani e molti paesi – Francia, Germania, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Grecia e Italia – hanno annunciato che l’esame delle domande d’asilo dei siriani sarebbero state sospese.
Filippo Ungaro, portavoce dell’Unhcr in Italia, ha chiarito che “alcuni stati hanno sospeso il processo decisionale sulle domande di protezione internazionale presentate dai cittadini siriani finché la situazione nel paese non si sarà stabilizzata e non saranno disponibili informazioni affidabili sulla situazione della sicurezza e dei diritti umani per valutare le esigenze di protezione internazionale dei singoli richiedenti”.
Tuttavia, secondo l’Unhcr, vista la situazione incerta in Siria, “resta fondamentale che le persone siano ancora in grado di presentare domande d’asilo e che il loro caso sia esaminato su base individuale. Allo stesso modo, i richiedenti asilo siriani che aspettano la ripresa del processo decisionale sulle loro richieste devono continuare a poter godere degli stessi diritti di tutti gli altri richiedenti, compresi quelli sull’accoglienza”.
L’Unhcr pensa che per il momento la Siria non può essere considerata un paese sicuro e non si può esercitare alcuna pressione sui rifugiati in Europa affinché tornino in un paese in cui vi è una grave situazione umanitaria.
Come ribadisce Ungaro: “Date le circostanze in rapida evoluzione in Siria e l’elevato livello d’incertezza sugli sviluppi a breve e medio termine, l’Unhcr non è attualmente in grado di fornire indicazioni dettagliate sui fattori di rischio per i richiedenti asilo siriani che potrebbero portare a esigenze di protezione internazionale. Oggi, più del 90 per cento dei siriani nel paese ha bisogno di assistenza umanitaria”.
Come funziona in Francia
In Francia le domande d’asilo sono esaminate dall’ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra). Sebbene l’Ofpra non possa rifiutarsi di esaminare una domanda, può comunque decidere di sospendere temporaneamente la valutazione, come ha annunciato il 9 dicembre, dopo la caduta di Bashar al Assad. Per il momento l’Ofpra ha mantenuto questa decisione. Nel 2023 in Francia sono state presentate 4.465 domande di asilo. Nel 2024 circa 2.500. Secondo l’Ofpra, settecento sono ancora in fase di esame.
“In Francia la legge stabilisce le condizioni in cui la protezione internazionale può terminare”, spiega Claudia Charles del Groupe d’information et de soutien des immigrés (Gisti). Questo diritto si basa sulla convenzione di Ginevra, che determina lo status di rifugiato e le sue condizioni. La convenzione stabilisce, tra le altre cose, che l’interruzione della protezione internazionale è possibile per un rifugiato se “sono cessate le circostanze per cui gli è stata concessa”.
Quindi se la situazione che ha provocato la fuga (guerre, timori di persecuzioni per motivi legati all’appartenenza etnica, religiosa o per motivi di opinione) non esiste più, se c’è stato un cambiamento nel regime politico del paese in questione, se è stato istituito un sistema giudiziario che garantisce effettivamente i diritti fondamentali su tutto il territorio, allora lo status di rifugiato può decadere.
Questo vale anche per quanto riguarda la protezione sussidiaria (uno status che fornisce una protezione inferiore rispetto a quello di rifugiato). Per esempio la protezione può potenzialmente essere revocata in casi di frode o di reati gravi commessi. Tuttavia, queste situazioni devono essere esaminate caso per caso, spiega Claudia Charles.
Per quanto riguarda la revoca o il mancato rinnovo di un permesso di soggiorno, che può potenzialmente portare all’espulsione, è possibile a determinate condizioni, in particolare se la persona interessata è stata condannata penalmente o rappresenta una minaccia per l’ordine pubblico. L’espulsione vera e propria è anch’essa disciplinata dalla legge francese.
La revoca dello status di rifugiato dev’essere quindi esaminata caso per caso, ma per il momento si può escludere un ritorno in massa dei rifugiati siriani che vivono in Francia, data la situazione instabile nel loro paese d’origine.
In una dichiarazione pubblicata il 17 dicembre, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha scritto: “L’Unhcr ha pubblicato una dichiarazione aggiornata sui rimpatri in Siria, che sottolinea il principio di non respingimento e il diritto dei siriani ad accedere all’asilo. Mentre i rischi di protezione correlati alla persecuzione da parte del precedente governo sono diminuiti, altri rischi per gruppi particolarmente vulnerabili potrebbero persistere o emergere”.
Se le condizioni di sicurezza in Siria dovessero cambiare, è possibile che alcuni paesi europei revochino lo status di rifugiato a chi lo ha già ottenuto. Per Gianfranco Schiavone, presidente dell’Istituto italiano di solidarietà (Ics) di Trieste ed esperto di diritto della migrazione dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), bisogna chiarire che i ritorni i in Siria, avvenuti negli ultimi mesi dal Libano e dalla Turchia, sono volontari e non hanno alcun impatto diretto sulla situazione dei siriani nell’Unione europea.
“In Europa abbiamo delle normative specifiche per la protezione internazionale che sono garantiste. Dobbiamo anche valutare le condizioni materiali dei siriani in Libano o in Turchia rispetto a quelle in Europa. I siriani in Libano vivono in una condizione di precarietà e in alcuni casi sono privi di una protezione giuridica. Alcune persone non hanno neppure un titolo di soggiorno in certi paesi dell’area. Questa situazione non può essere paragonata a quella di chi vive da anni nell’Unione europea e che valuterà quali scelte fare in futuro”, spiega Schiavone.
Come funziona in Italia
Per l’esperto Gianfranco Schiavone la sospensione della valutazione delle domande di asilo in Italia non corrisponde alla perdita del diritto all’accoglienza: “Le persone rimangono richiedenti asilo e hanno diritto ai servizi di accoglienza e a quelli connessi come l’assistenza sanitaria e il diritto al lavoro. Semplicemente viene rimandato il momento dell’esame della domanda, cioè l’audizione presso la commissione territoriale, quindi va assolutamente chiarito che non è una misura a detrimento dei diritti dei richiedenti asilo”.
Inoltre, se le condizioni di sicurezza in Siria dovessero cambiare, è possibile che alcuni paesi europei revochino lo status di rifugiato a chi lo ha già ottenuto, ma secondo Schiavone questo è un processo molto lungo, che comporterebbe diversi passaggi per ora da escludere: “Il diritto europeo, in particolar modo la direttiva sulle qualifiche, prevede la possibilità della revoca della protezione internazionale in caso di esigenze di protezione che siano cessate, ma al momento non è possibile che si adotti un provvedimento simile per i siriani, data la condizione di assoluta incertezza in cui il paese si trova. In ogni caso si tratterebbe di misure individuali. In Italia dovrebbe essere la commissione nazionale di Roma a prevedere delle procedure di revoca su ogni singolo caso con una nuova audizione dell’interessato. Si tratta di un procedimento giuridico, che prevede anche la possibilità di fare ricorso. Francamente al momento non vedo come questo possa avvenire. Mi pare che si tratti di una violenta politica di annunci da parte dei politici, rivolta all’elettorato estremista”.
Questo articolo è stato realizzato con il sostegno dello European media and information fund (Emif). Non riflette necessariamente le posizioni dell’Emif, né dei suoi partner, la Calouste Gulbenkian foundation e lo European university institute.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it