Il 19 settembre 2025, ad Ancona, c’è stato il festival DiParola, un evento dedicato al “linguaggio chiaro e alla comunicazione inclusiva e accessibile”. L’incontro, a cui ho partecipato, è stato un’occasione per parlare anche di come la pubblica amministrazione potrebbe e dovrebbe parlare con i cittadini.

All’evento ha partecipato anche Giacomo Grassi, che si occupa dei processi digitali e dell’esperienza delle persone che navigano sul sito dell’Inps. “La complessità dei testi amministrativi”, dice Grassi, “è un ostacolo reale per i cittadini”.

In effetti, chiunque abbia difficoltà con la burocrazia può confermare. Ecco un esempio di frase ostica tratto direttamente da una vecchia versione del sito dell’Inps: “La prestazione è prevista in importi decrescenti per scaglioni crescenti di reddito e cessa in corrispondenza di soglie di esclusione diverse a seconda della tipologia familiare”.

Ma come si fa, esattamente, a semplificare testi burocratici della pubblica amministrazione? Il processo non è semplice e non si può improvvisare. Serve un metodo, anche perché quello che c’è scritto, oltre a essere chiaro, deve mantenere piena validità legale.

Non solo: bisogna anche pensare a quante persone avranno a che fare con quei testi. Il sito dell’Inps si rivolge, più o meno, a quarantacinque milioni di persone che vivono in Italia; viene visitato ottocento milioni di volte in un anno; offre quattrocentocinquanta servizi diversi con oltre duemilacinquecento applicazioni.

Sul sito dell’Inps si possono leggere le linee guida per “scrivere da persona, per le persone”. La presenza di linee guida, però, non garantisce necessariamente la loro applicazione. Così, a ogni testo semplificato è stato applicato un percorso ben preciso. Un esperto, seguendo le linee guida, semplifica il testo originale. Il testo semplificato, prima di essere pubblicato, va approvato entro un periodo che va dai trenta ai novanta giorni. Trascorso questo termine, vale il silenzio-assenso: il nuovo testo si ritiene approvato e viene pubblicato online.

Il procedimento ha portato risultati misurabili. Secondo l’indice Gulpease, un indicatore di leggibilità della lingua italiana che valuta quanto un testo sia facile da comprendere, i testi già semplificati sono diventati più accessibili per dieci milioni di persone.

Da quando è iniziato il progetto sono già stati semplificati più di 2.100 contenuti ma c’è ancora molto lavoro da fare. Il gruppo di lavoro di Grassi, allora, ha iniziato un esperimento con le intelligenze artificiali generative per capire se il lavoro può essere velocizzato.

L’esperimento è fatto così: un’ia generativa produce testi semplificati a partire dal testo originale; un operatore umano verifica la correttezza semantica del testo; il testo prodotto dalla macchina è confrontato con una versione semplificata da un esperto.

Poi è arrivato il momento di fare qualche prova coinvolgendo un campione di 1.600 persone. Il primo test era basato su domande aperte: le persone leggevano i testi semplificati e dovevano spiegare quale preferivano e perché. Questo metodo, però, si è rivelato impraticabile e troppo difficile da valutare in modo oggettivo.

Così, a ogni partecipante all’esperimento sono state mostrate due coppie dello stesso testo: l’originale e la riscrittura umana oppure l’originale e la riscrittura generata dall’ia, senza specificare quale fosse l’una e quale l’altra. A ciascuno è stato chiesto semplicemente di scegliere la versione preferita.

Le persone hanno sistematicamente scartato il testo originale. Le versioni riscritte da un esperto sono state preferite in oltre il settanta per cento dei casi. Le versioni riscritte con l’aiuto delle intelligenze artificiali hanno ottenuto lo stesso risultato.

Un questionario qualitativo ha confermato questi dati: i testi semplificati sono stati giudicati, in generale, più chiari, più affidabili, più leggibili, ma anche più coinvolgenti e scritti meglio.

Ma c’è di più: la versione generata dalle ia, in particolare, è risultata più efficace nel catturare l’attenzione e nel suscitare interesse. I partecipanti hanno elogiato la suddivisione in punti, la struttura schematica, la possibilità di cogliere subito le informazioni essenziali. Uno dei commenti più ricorrenti è stato: “Molto più semplice e chiaro, finalmente capisco cosa devo fare”.

Grassi non ha nascosto le difficoltà del percorso, che definisce “assolutamente doveroso e indispensabile”. “I test hanno mostrato”, spiega Grassi, “che le ia sono in grado di generare testi che gli utenti trovano più chiari e scorrevoli. Non solo rispetto a quelli originali ma, in molti casi, persino rispetto a quelli semplificati da esperti umani”.

Così l’esperimento non resterà un caso isolato: il progetto si sta trasformando in uno strumento interno all’Inps per generare, correggere e approvare testi più accessibili in modo più rapido usando delle ia generative.

In un momento in cui si discute molto dei rischi dell’automazione, la storia raccontata ad Ancona offre una prospettiva diversa: le ia possono aiutare gli esperti a rendere meno faticoso il rapporto tra le istituzioni e i cittadini. “Usare le ia per semplificare”, conclude Grassi, “significa innovare davvero: adottare strumenti nuovi non per il gusto di farlo, ma per risolvere un problema concreto”.

È un atto umano, in cui le macchine sono quel che sono: uno strumento a nostra disposizione.

Una prima bozza di questo pezzo è diventata un esempio pratico di applicazione delle ia al lavoro. Mentre Grassi parlava ho fatto trascrivere il suo discorso a un’ia, poi ho passato la trascrizione all’assistente che ho programmato con i miei articoli e le linee guida di Internazionale. L’assistente ha generato una bozza che ho letto sul palco di DiParola. Poi ho lavorato sulla bozza integrando informazioni di contesto, qualche dichiarazioni che mi ha fatto Grassi e qualche dato aggiuntivo. Infine, il nuovo pezzo è stato editato da Pierfrancesco Romano.

Questo testo è tratto dalla newsletter Artificiale.

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Cosa succede nel mondo dell’intelligenza artificiale. Ogni venerdì, a cura di Alberto Puliafito.
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