L’11 settembre 2025 il primo ministro albanese Edi Rama ha annunciato la prima nomina al mondo di un’intelligenza artificiale a ministra di governo. La notizia ha fatto il giro del mondo e non poteva essere altrimenti: è perfetta per i titoli dei giornali, per i tweet che si scrivono da soli, per le polemiche e il catastrofismo, per gli editoriali indignati. Dove andremo a finire se le intelligenze artificiali diventano ministre? Ne ho parlato nel podcast di Internazionale Il Mondo, e oggi approfondiamo un po’ di più.
Come al solito bisogna ricostruire storia e contesto. In carica dal 2013, Edi Rama ha ottenuto il suo quarto mandato alla guida del governo albanese dopo le elezioni legislative dell’11 maggio 2025. Rama ha basato tutta la sua campagna elettorale sulla promessa di far approvare tutte le riforme necessarie all’Albania per entrare nell’Unione europea, un obiettivo che ha detto di voler raggiungere entro il 2030. L’Albania, infatti, ha una forte vocazione europeista. Ma ha anche enormi problemi da risolvere per poter entrare nell’Unione. Problemi legati, fra l’altro, alla corruzione.
In questo contesto, l’Akshi, agenzia nazionale per la società dell’informazione, ha sviluppato fin dal 2024, con il proprio laboratorio di intelligenza artificiale, un progetto di innovazione digitale per offrire assistenza burocratica online ai cittadini. L’agenzia ha sviluppato un avatar femminile con le fattezze e la voce dell’attrice Anila Bisha, molto conosciuta in Albania.
Durante il talk show Opinion, in onda su Tv Klan, la più grande tv privata albanese, Bisha ha raccontato i dettagli del lavoro che ha dovuto fare. Dopo essere stata contattata dall’Akshi, l’attrice ha partecipato a una sessione di scatti fotografici indossando un abito tradizionale della Zadrima, una regione del nord dell’Albania. Poi è stata filmata mentre parlava per cinque minuti senza interruzione; quindi per venti minuti; infine per mezz’ora.
Le foto e le registrazioni in sequenza servono per permettere agli strumenti di intelligenza artificiale generativa di riconoscere varie sfumature delle espressioni facciali e delle intonazioni vocali di chi viene “clonato”. Il processo è lo stesso che ho raccontato qui, quando mi sono clonato digitalmente sperimentando per Artificiale.
Infine, Bisha è stata registrata per cinque ore mentre leggeva testi prestabiliti, quelli che più probabilmente sarebbero serviti per dare risposte corrette. A questo punto, a gennaio del 2025, l’avatar con le sue fattezze è stato inserito nel portale pubblico e-Albania, dov’è ancora in funzione e dove accoglie i visitatori con l’abito zadrimore e questo messaggio: “Benvenuti! Sono la vostra assistente per qualsiasi domanda abbiate su e-Albania”. L’avatar ha anche un nome. Si chiama Diella, che in albanese significa “sole”.
Secondo i dati ufficiali riportati da Associated press, Diella ha già risposto a più di un milione di richieste. Stando a quanto ha dichiarato lo stesso Rama, è stata sviluppata con l’aiuto della Microsoft. Ma non sappiamo in che termini.
Poi, a settembre del 2025 un decreto presidenziale ha autorizzato Rama a esplorare la possibilità della creazione di un ministro virtuale. Infine, è arrivato l’annuncio bizzarro e Diella è stata anche trasmessa su due schermi in parlamento mentre diceva: “La costituzione parla di istituzioni al servizio del popolo. Non parla di cromosomi, di carne o sangue. Parla di doveri, responsabilità, trasparenza, servizio non discriminatorio. Vi assicuro che incarno questi valori con lo stesso rigore di ogni altro collega umano, forse anche di più. Non sono qui per sostituire le persone, ma per aiutarle. È vero che non ho cittadinanza, ma non ho nemmeno ambizioni o interessi personali”.
Le opposizioni hanno accolto duramente la trovata di Rama, con proteste fuori e dentro l’aula, definendo Diella una pagliacciata incostituzionale.
Rama, invece, insiste. Il suo obiettivo è di affidare alla valutazione delle intelligenze artificiali tutti gli appalti pubblici togliendo il potere decisionale ai ministeri e affidandoli a Diella, in un percorso graduale che porterà ad avere gare d’appalto pubbliche “incorruttibili al cento per cento e in cui ogni fondo pubblico che passa attraverso la procedura di gara sarà leggibile al cento per cento”.
È evidente che tutto il progetto sia orchestrato nei minimi dettagli per essere, prima di tutto, un’operazione di comunicazione politica: dalla scelta dell’attrice al nome, dal costume indossato a quest’idea tecnocratica e utopistica che una macchina sia meno corruttibile di un essere umano fino allo show in parlamento. È altrettanto evidente che non si possa affidare a una macchina una capacità gestionale e di governo come quella che deve avere un ministro e che l’operazione orchestrata da Rama è anche un modo per dire: “Siamo moderni, pronti, innovativi”.
Dalla propaganda alla pratica
Ma cosa dovrebbe succedere per far funzionare il progetto, passando dalla teoria e dalla propaganda alla pratica? La parola chiave, qui, diventa trasparenza. Dimentichiamoci, per un attimo, tutta la parte folcloristica messa in piedi da Rama, i dubbi sul suo operato come politico, le criticità che lo riguardano. Dimentichiamoci anche di Diella.
Immaginiamo, invece, una macchina di cui vengono resi pubblici, a monte, il modello, tutti i dati d’addestramento e tutte le regole di programmazione. Poi pensiamo al percorso di un appalto pubblico e al suo esito. L’appalto ha le sue regole ed è scritto in un linguaggio tecnico, ma la macchina potrebbe spiegarlo in maniera semplice. La stessa macchina, poi, potrebbe spiegare in maniera altrettanto semplice le proprie regole di programmazione, quindi leggere i moduli compilati dalle aziende che partecipano alla gara, valutarli e esprimere un giudizio finale.
Tutto questo percorso potrebbe essere reso pubblico e ispezionabile, dall’inizio alla fine, in modo che chiunque possa valutare liberamente e in maniera indipendente tutte le fasi della gara. Infine, la responsabilità decisionale dovrebbe rimanere umana (banalmente, perché una macchina non può rispondere delle proprie azioni). Ma anche gli umani coinvolti in un percorso simile dovrebbero mantenere lo stesso livello di tracciabilità delle proprie decisioni finali.
Se queste condizioni di trasparenza fossero garantite, levando di mezzo costumi tradizionali e altri effetti speciali, allora avremmo davvero un prototipo da valutare, migliorare e applicare anche altrove. Come al solito, però, fra lo show politico di Rama e le reazioni isteriche dei catastrofisti, ci si concentra su tutto ciò che non è veramente importante.
A margine: non sappiamo quanto sia stata pagata Bisha per aver prestato volto e voce al governo albanese. “Se avessi saputo che Diella sarebbe diventata così famosa”, ha scherzato durante il talk show, “avrei chiesto di più”. Poi ha detto che il suo accordo con l’Akshi finisce a dicembre 2025. Potrebbe essere una buona notizia: non c’è bisogno di folclore, ma di regole chiare, di trasparenza totale e della certezza che i cittadini possano capire e controllare come vengono spesi i soldi pubblici. È questo il banco di prova delle democrazie nell’era delle intelligenze artificiali.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it