Il 21 ottobre, diventato chiaro che il governo russo non aveva nessuna intenzione di trovare un accordo per mettere fine alla guerra in Ucraina, la Casa Bianca ha comunicato che il presidente Donald Trump non avrebbe incontrato il leader russo Vladimir Putin “nell’immediato futuro”. L’annuncio ha cancellato l’ottimismo mostrato da Trump appena cinque giorni prima, quando in seguito a una telefonata con Putin aveva annunciato un vertice a Budapest per discutere la fine della guerra.

“Non mi interessa avere una conversazione inutile”, ha detto il presidente statunitense spiegando i motivi della marcia indietro. “Non voglio sprecare tempo. Vedremo come andranno le cose”.

Vladimir Putin e Donald Trump ad Anchorage, Alaska, il 15 agosto 2025 (Andrew Caballero-Reynolds, Afp/Getty)

Questo botta e risposta è solo l’ultimo esempio degli strani rapporti tra i due presidenti: Trump lascia intendere che una svolta diplomatica è imminente, e viene regolarmente smentito da Putin. Con il leader russo ha alternato adulazione e minacce, ma non ha mai preso misure concrete per punirlo.

In questa situazione sembra che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj stia perdendo quel poco di ascendenza che era riuscito a riconquistare a Washington. “A questo punto la domanda è chiara: Trump capirà mai che per avere i risultati che desidera deve fare pressione su Putin? La verità è che continua a essere manovrato dal Cremlino”, dice Daniel Fried, ex ambasciatore americano in Polonia.

Dopo la telefonata con Putin del 16 ottobre, il presidente ha fatto marcia indietro anche sulla vendita a Kiev dei missili a lungo raggio Tomahawk. In questo modo, ha privato l’Ucraina di una risorsa che potrebbe costringere Mosca a negoziare.

Dopo la conversazione con Putin, Trump ha avuto un acceso confronto con Zelenskyj alla Casa Bianca, in cui ha provato a convincerlo (senza successo) a cedere territori alla Russia, come richiesto esplicitamente dal Cremlino. Subito dopo gli alleati europei dell’Ucraina hanno diffuso un comunicato congiunto in cui si dicono contrari alla cessione di territori ucraini non ancora occupati da Mosca. “L’ostruzionismo della Russia dimostra che solo l’Ucraina è davvero interessata alla pace”, si legge nel comunicato. “È evidente che Putin continua a scegliere la violenza e la distruzione”.

Gli stessi errori

In una conferenza stampa organizzata a Mosca il 20 ottobre, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha riferito di aver parlato al telefono con il segretario di stato americano Marco Rubio e di averlo informato che la posizione della Russia non è cambiata: non ci sarà un cessate il fuoco prima di un accordo di pace. Considerato che le trattative per un accordo potrebbero durare anni, questa strategia permette a Putin di continuare la guerra a tempo indeterminato. “A Washington dicono che bisogna smettere subito di combattere, che non c’è bisogno di discutere e che ‘sarà la storia a giudicare’”, ha detto Lavrov. “Ma fermarsi adesso significherebbe dimenticare le cause di questo conflitto, che l’amministrazione americana aveva mostrato di aver compreso dopo l’insediamento di Trump”.

Alcuni esperti di politica estera hanno espresso la speranza che la Casa Bianca possa ancora influenzare le decisioni di Mosca, magari minacciando di consegnare a Kiev i missili Tomahawk. “Trump ha ancora questa carta, e Putin lo sa”, dice l’ex ambasciatore americano in Ucraina William B. Taylor, prima di sottolineare che per adesso il leader russo è riuscito a scongiurare il pericolo. “Putin era preoccupato per i Tomahawk, quindi ha parlato al telefono con Trump e alla fine è riuscito quantomeno e ritardare la consegna dei missili”.

D’altra parte non è la prima volta che Trump annuncia un vertice prima di definirne i dettagli. Ad agosto aveva invitato Putin in Alaska, stravolgendo le regole della diplomazia. Invece d’incaricare i suoi collaboratori di preparare il vertice, aveva invitato direttamente Putin, organizzando un incontro in pompa magna poi finito con un nulla di fatto.

Stavolta non è neanche chiaro se ci sia davvero stata la volontà di fare un incontro. Dopo la telefonata del 16 ottobre, la portavoce della Casa Bianca Karoline Lea­vitt aveva dichiarato che Putin si era impegnato a vedere Trump di persona. Ma il 22 ottobre il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha precisato che non è corretto parlare di un rinvio dell’incontro, dato che non era mai stato fissato.

Nonostante il passo falso, Trump ha dichiarato che un cessate il fuoco in Ucraina è ancora possibile. “Mi sono trovato in questa situazione e devo capire come disinnescarla”, ha detto riferendosi alla guerra. Poi ha aggiunto che a breve ci saranno novità. Il punto è che il presidente ha l’abitudine di fare annunci magniloquenti con scadenze ambiziose, “due settimane” o “due giorni”, per poi essere costretto a rimandarle all’infinito. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati