La prima notte ha dormito su una grata metallica davanti all’aeroporto di Honningsvåg, la città più a nord della Norvegia. A nove gradi, in un sacco a pelo e con alcuni scaldamani chimici usa e getta. È lì che ha sistemato la bicicletta. Poi, di buon mattino, è partito. O meglio, ha spinto la bici per chilometri nella neve, fino alla penisola di Knivskjellodden, il punto più a nord dell’Europa. Negli ultimi metri gli si è rotta la pedivella sinistra. Gli restavano ancora undici chilometri da percorrere. Un po’ di autostop, un passaggio in officina, e il giorno dopo ce l’ha fatta.
Il 5 giugno, coperto di neve, è arrivato al punto zero. E da lì sono cominciati novemila chilometri in bicicletta, lungo la rotta dello European divide trail, il percorso che attraversa l’Europa dalla Scandinavia fino a Punta de Tarifa, in Spagna.
Così Mircea Arămescu, 21 anni, è diventato la persona più giovane ad aver pedalato dal punto più a nord fino a quello più a sud dell’Europa.
“L’anno scorso, durante l’Erasmus in Germania, ho conosciuto un ragazzo che aveva fatto un viaggio in bici dalla Serbia alla Romania. E ho pensato che avrei potuto farlo anch’io”, mi ha raccontato Mircea mentre eravamo seduti sui gradini di un edificio nel sud della Francia.
Senza alcuna esperienza di bikepacking, una forma di cicloturismo con lo zaino in spalla, e munito solo della bici del padre, vecchia di dieci anni, nell’estate del 2024 è partito per la sua prima avventura ciclistica: da Iași, la sua città, a Belgrado. Dei mille chilometri previsti, ne ha completati circa seicento. È allora che ha scoperto lo European divide trail. “Tutto grazie a un video, che ho rivisto tante volte”. Si trattava di un filmato di Angus Young, un atleta britannico di ultraendurance, che ha stabilito il record per il completamento più veloce della rotta. “Mi sono detto che avrei voluto provarci anch’io, un giorno. Sapevo che non sarei stato in grado di correre con gli stessi tempi, ma forse sarei potuto diventare il ciclista più giovane”.
Una volta presa la decisione di partire, si è anche messo alla ricerca di una causa da sostenere e per ottenere una sponsorizzazione: “Perché qualcuno avrebbe dovuto aiutarmi, se io non aiutavo nessuno?”. Così ha scelto di raccogliere fondi per l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati: un euro per ogni chilometro percorso. Ma la sua vera motivazione non è stata né la questione dell’età né la raccolta fondi. E nemmeno la passione per gli sport di ultraendurance. È stato, invece, il fascino esercitato dai racconti del padre. “Quelle storie mi spingono a voler fare cose speciali, per avere a mia volta cose da raccontare ai miei figli”, mi ha detto con un sorriso timido, come se già si vedesse tra vent’anni, a narrare le sue avventure.
Armato di forza di volontà e di un piano ben studiato, ha annunciato il suo programma ai genitori solo nel marzo 2025. “Ho fatto vedere il video di Angus Young a mia madre e a un certo punto lei mi ha detto di spegnere il computer, perché aveva capito cosa volevo dirle”.
Come se nulla fosse
Se non fosse stato per il padre, però, non sarebbe arrivato così lontano: “Gli ho chiesto di tirarmi giù dal letto ogni mattina, perché sapevo che con la sveglia non mi sarei mai alzato per tempo”. Durante il viaggio il padre lo chiamava tutti i giorni all’alba. Una volta sveglio, Mircea smontava la tenda, prendeva la bici e ripartiva. Dormiva in tenda, nella natura o da qualche parte ai margini delle città. Ma gli è capitato anche di passare la notte nel sacco a pelo sui gradini di una chiesa davanti a un municipio. Una notte che aveva deciso di fermarsi su una panchina in un cimitero ha cominciato a piovere proprio mentre stava aprendo il sacco a pelo. “Ho messo la coperta d’emergenza, mi sono steso sotto un telo di plastica e in qualche modo sono riuscito a dormire”, ricorda, anche se il sacco a pelo si è inzuppato, così come la borsa usata per cuscino.
◆ 2004 Nasce in Romania.
◆ 2024 Cerca di fare un viaggio in bicicletta da Iași, la sua città di origine, a Belgrado, ma si ferma dopo seicento chilometri.
◆ 2025 Percorre novemila chilometri in bicicletta attraversando l’Europa dal punto più settentrionale, in Norvegia, fino a quello più meridionale, in Spagna. Partito il 5 giugno, è arrivato a destinazione il 18 settembre.
Il giorno dopo ha proseguito. “Sei nel bel mezzo di un’avventura, è normale che succeda qualche casino”, si dice quando si trova in difficoltà. E va avanti. Questo atteggiamento l’ha aiutato anche il primo giorno di viaggio, in Norvegia, in uno dei momenti più duri: “La penisola di Knivskjellodden sembrava una lama di coltello che usciva dal mare, con una parte piatta fatta di lastre di pietra scivolose, su cui era facile perdere aderenza”, mi ha raccontato. “Per qualche secondo ho avuto il presentimento che sarei finito nell’oceano. Faceva paura”.
Ricorda di aver terminato la tappa “distrutto mentalmente”. Poi, però, ha continuato. E ha fatto lo stesso nelle paludi della Svezia, dove ha spinto la bici a mano per quattro chilometri, con l’acqua fino alle ginocchia, circondato dalle zanzare. “Stavo attraversando un fiume, quando un piede è sprofondato nel fango. In quel momento parlavo con un’amica al telefono e le ho detto di aspettare un attimo: speravo solo che la scarpa non restasse incastrata nel pantano”. Anche perché non ne aveva altre. Solo dopo aver riparato per un bel po’ di volte la suola della scarpa destra con la colla è riuscito a comprare quelle nuove.
Mircea è alto un metro e novanta. Ha i capelli lunghi e la barba e sembra un vichingo vestito da ciclista. Le corna di renna fissate al telaio della bici, trovate sul ciglio della strada in Norvegia, completano l’immagine. Studia economia internazionale in Svezia. Ma è appassionato di mitologia nordica, un aspetto che si riflette nei nomi delle sue biciclette. La prima è stata Astrid, poi è arrivata Toothless (sdentato). Entrambi i nomi sono ispirati ai personaggi di Dragon trainer, il primo film che ha visto al cinema con il padre. Ovviamente ambientato nel mondo dei vichinghi.
Astrid, una mountain bike semirigida, era la bici del padre, vecchia e messa piuttosto male. È stata la sua compagna fedele fino in Germania, poi è tornata a casa come pacco postale. Così è arrivata Toothless, una mountain bike nera.
Cosa significa pedalare per novemila chilometri? È un viaggio attraverso tutti gli stati d’animo: dall’entusiasmo all’estasi, fino all’impotenza e alla tristezza. Un giorno di agosto, per esempio, dopo aver montato le nuove pastiglie dei freni e aver mangiato una brioche nel parcheggio di un supermercato, improvvisamente ha avuto la sensazione di essere al settimo cielo.
A volte ha anche pensato che non valeva la pena di proseguire. Come un giorno in Germania. Pioveva. Era stanco. Aveva già tredici giorni di ritardo sulla tabella di marcia, e lo tormentava il pensiero che la famiglia non riuscisse a vederlo al traguardo, in Spagna. “Le mie sorelle avevano organizzato tutto. Avevano pensato al volo e agli altri dettagli”. Mircea sperava di fare in tempo, e si sentiva in colpa per non aver pedalato più velocemente. Tutto si è risolto con un pasto abbondante. E con la paura che, se avesse mollato, avrebbe deluso chi lo seguiva su Instagram: “Mi sono fatto così tanta pubblicità che alla fine non potevo mollare”.
Per mesi la sua giornata è stata la stessa: si svegliava, pedalava, mangiava e andava a dormire. Ogni tanto faceva una pausa per raccogliere qualche frutto lungo la strada. E poi ricominciava. Quando era in difficoltà, chiamava amici o familiari per un po’ di compagnia. Oppure guardava i filmati che aveva fatto con il piccolo drone che porta sempre con sé.
“Alla fine è come un pacchetto di gomme da masticare. Se una volta ti è piaciuto il gusto, lo compri di nuovo”. E così che Mircea Arămescu si è innamorato dell’avventura. E forse è per questo che sta già pianificando altri due percorsi di endurance, per ora segreti.
Intanto ha realizzato il suo sogno: toccare l’oceano Atlantico. Esattamente come aveva fatto con il mare Artico all’inizio del viaggio. ◆ ap
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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati