Contrariamente alle affermazioni della propaganda russa, finora è l’Ucraina che sta vincendo la guerra. Perfino il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che a febbraio aveva rimproverato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj dicendogli di cedere alle richieste russe, nei giorni scorsi ha dichiarato che “l’Ucraina, con il sostegno dell’Unione europea, è nella posizione di poter combattere e vincere”.

All’inizio dell’aggressione russa, nel 2014, il paese sembrava completamente indifeso e Mosca aveva conquistato facilmente la Crimea e altre regioni dell’Ucraina orientale. La guerra è entrata in una fase più intensa nel febbraio 2022, quando la Russia ha lanciato una massiccia invasione con l’obiettivo di assoggettare l’intera Ucraina e mettere fine alla sua esistenza come paese indipendente. All’epoca molti osservatori in tutto il mondo si aspettavano che Mosca avrebbe conquistato Kiev nel giro di pochi giorni. Perfino i sostenitori occidentali dell’Ucraina erano talmente incerti sulle possibilità di resistenza del paese da offrire al presidente Zelenskyj l’opportunità di fuggire e formare un governo in esilio. Zelenskyj, però, ha scelto di restare a Kiev e combattere, dicendo agli statunitensi: “Mi servono munizioni, non un passaggio”. Le forze ucraine, con una potenza di fuoco inferiore, hanno stupito il mondo respingendo l’attacco russo, poi hanno contrattaccato alla fine dell’estate del 2022, ottenendo due grandi vittorie nelle regioni di Charkiv e Cherson, e liberando gran parte del territorio conquistato dai russi nella prima fase della loro invasione.

I russi vogliono dare l’impressione di essere nel pieno di un’implacabile avanzata, ma in realtà dalla primavera del 2022 non sono riusciti a conquistare nessun obiettivo importante

Da allora, nonostante alcune limitate conquiste da entrambe le parti, la linea del fronte non si è spostata di molto. I russi vogliono dare l’impressione di essere nel pieno di un’implacabile avanzata, ma la realtà è che dalla primavera del 2022 non sono riusciti a conquistare nessun obiettivo di grande importanza strategica, come le città di Kiev, Charkiv o Cherson. Al costo di 200-300mila soldati uccisi o feriti, l’esercito russo è riuscito finora a conquistare solo una minuscola fetta della zona di confine, che secondo le fonti più attendibili sarebbe pari a circa lo 0,6 per cento del territorio totale dell’Ucraina.

A questo ritmo, ai russi servirebbero teoricamente più o meno cento anni e decine di milioni di vittime per conquistare il resto dell’Ucraina. Di fatto, nell’agosto 2025 la Russia controllava una porzione di territorio ucraino inferiore a quella controllata nell’agosto 2022.

È una situazione che ricorda il fronte occidentale della prima guerra mondiale, quando dei generali senza scrupoli sacrificarono decine di migliaia di soldati per conquistare pochi chilometri di rovine fangose. I giornali patriottici spesso nascondevano queste assurdità stampando mappe che mostravano presunte grandi avanzate. Come ha osservato lo storico Toby Thacker, spesso usavano una scala deliberatamente grande “che faceva apparire i progressi superficialmente impressionanti, ma qualsiasi lettore attento si sarebbe accorto che erano insignificanti”. Lo stesso vale per i recenti progressi russi.

Militarmente per l’Ucraina è più sensato fare delle ritirate tattiche e preservare le vite dei suoi soldati, lasciando nel frattempo i russi dissanguarsi mentre lanciano attacchi onerosi per conquiste irrilevanti. La verità è che l’Ucraina è riuscita a mettere la Russia in una situazione di stallo.

Come ha scritto di recente Mick Ryan, generale australiano in pensione, è come se più di tre anni dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003 gli Stati Uniti fossero riusciti a conquistare solo il 20 per cento del paese riportando un milione di vittime. Chi avrebbe potuto considerarla una vittoria statunitense?

In mare il successo di Kiev è stato altrettanto impressionante. Il 24 febbraio 2022 la flotta russa nel mar Nero aveva la totale superiorità navale e sembrava che l’Ucraina non avesse i mezzi per contrastarla. Uno degli episodi più famosi si è verificato sull’isola dei Serpenti. L’ammiraglia della Flotta russa nel mar Nero, l’incrociatore Moskva, aveva inviato un messaggio radio alla piccola guarnigione dicendo: “Sono una nave da guerra russa. Vi suggerisco di deporre le armi e arrendervi per evitare spargimenti di sangue e perdite inutili”. La guarnigione aveva risposto: “Nave da guerra russa, vai a farti fottere”. Anche se l’isola dei Serpenti era stata rapidamente conquistata dai russi, alla fine del giugno 2022 gli ucraini ne hanno ripreso il controllo. A quel punto la Moskva e numerose altre imbarcazioni giacevano sui fondali del mar Nero. Facendo un uso innovativo di missili e droni, gli ucraini sono riusciti a neutralizzare la superiorità navale russa e a trasformare la natura stessa della guerra navale, spingendo quello che restava della flotta russa nel mar Nero a cercare riparo lontano dal fronte.

È impossibile prevedere come andrà la guerra. Ma per un verso la vittoria ucraina è già netta. È evidente che Putin non è riuscito a raggiungere il suo principale obiettivo, cioè la distruzione della nazione ucraina

Anche nei cieli Mosca ha fallito. Le sue forze aeree hanno subìto perdite pesantissime, non ultima quella provocata a giugno dall’attacco ucraino contro la flotta dei bombardieri strategici russi. Mosca ha reagito affidandosi a missili a lungo raggio e droni per terrorizzare le città ucraine.

Kiev non ha voluto rispondere con la stessa moneta, e generalmente evita di colpire obiettivi civili, anche se i droni ucraini hanno dimostrato una notevole capacità di danneggiare aeroporti e infrastrutture, soprattutto raffinerie di petrolio, situate ben all’interno dei confini russi.

Gli ucraini hanno ottenuto tutto questo senza alcun intervento militare diretto dall’esterno. Finora l’unico soggetto terzo intervenuto nel conflitto è la Corea del Nord, che ha inviato più di diecimila soldati al fianco dell’esercito russo. I paesi della Nato hanno fornito all’Ucraina sostegno in termini di armi e altre risorse, ma non ci sono state truppe Nato formalmente coinvolte nei combattimenti.

Va inoltre notato che prima del 24 febbraio 2022 e per un lungo periodo successivo a quella data i paesi della Nato si sono rifiutati di fornire all’Ucraina molti tipi di armamenti pesanti più sofisticati e hanno limitato l’uso di altre. Alcune di queste restrizioni sono tutt’ora in vigore. Perciò nel 2022 l’Ucraina ha vinto le battaglie di Kiev, Charkiv e Cherson con un equipaggiamento molto limitato. Se avesse ricevuto un appoggio pieno fin dall’inizio avrebbe potuto vincere la guerra entro la fine del 2022 o l’estate del 2023, prima che la Russia potesse ricostruire il suo esercito e la sua economia di guerra.

Nel 2025 l’anello più debole nelle difese di Kiev risiede ancora nella mentalità dei suoi amici occidentali. Non essendo riuscita a ottenere la superiorità aerea o navale o a sfondare le difese terrestri, ora Mosca cerca di minare la determinazione di statunitensi ed europei.

Diffondendo l’idea di una vittoria inevitabile, la Russia spera che Washington e Bruxelles si scoraggino, ritirino il loro sostegno all’Ucraina e la costringano ad arrendersi. Cedere a questa propaganda sarebbe un disastro, non solo per Kiev ma anche per i paesi Nato, che perderebbero gran parte della loro credibilità e la loro miglior difesa contro le crescenti minacce russe.

Mentre Mosca continua a espandere il suo esercito e la sua economia di guerra, l’Europa si affanna per riarmarsi, ma intanto la forza di combattimento principale e con più esperienza che si frappone tra l’esercito russo e Varsavia, Berlino o Parigi è proprio l’esercito ucraino. Gli eserciti polacco, tedesco e francese hanno 200mila soldati ciascuno, la maggior parte dei quali non ha mai visto un campo di battaglia. L’esercito ucraino, al contrario, ha circa un milione di soldati, per lo più veterani.

Dopo due settimane in cui abbiamo assistito alle incursioni dei jet russi in Estonia e dei droni russi in Polonia e Romania (e forse Danimarca), gli europei dovrebbero riflettere sul fatto che, se Mosca attaccasse l’Europa domani e gli Stati Uniti decidessero di tenersi fuori dal conflitto, la più grande risorsa militare del continente sarebbe proprio l’esercito ucraino. Anche le forze statunitensi hanno molto da imparare dall’esperienza sul campo di battaglia dell’Ucraina e dalla sua industria militare. In particolare le innovazioni e la miniera di dati ottenuta dall’Ucraina nella guerra con i droni ne fanno un paese leader mondiale del settore. Questo forse è in parte il motivo per cui il presidente Trump ultimamente ha espresso un maggiore sostegno a Kiev. A lui piace appoggiare i vincitori.

È impossibile prevedere come andrà la guerra. Ma per un verso la vittoria ucraina è già netta. La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Non la vince chi conquista più territorio, distrugge più città o uccide più persone. La vince chi raggiunge i propri obiettivi politici. È già evidente che Putin non è riuscito a raggiungere il suo principale obiettivo bellico, cioè la distruzione della nazione ucraina. Spesso, nei suoi discorsi e nei suoi scritti il presidente sostiene che l’Ucraina non sia mai stata una vera nazione. Secondo lui è un’entità fasulla, favorita dalle potenze straniere come stratagemma per indebolire Mosca. Putin ha lanciato la guerra per dimostrare al mondo che l’Ucraina non esiste, che gli ucraini in realtà sono russi e che, se gli fosse offerta una possibilità, si farebbero gioiosamente assorbire dalla madre Russia.

Nessuno sa quante persone moriranno a causa dei deliri di Putin, ma una cosa ormai è chiara al mondo: l’Ucraina è un paese reale e milioni di ucraini sono disposti a combattere per restare indipendenti.

Uno stato non è fatto solo di zolle di terra e gocce di sangue. È fatto di storie, immagini e memorie. Al di là di come evolverà la guerra nei prossimi mesi, la memoria dell’invasione russa e dei sacrifici degli ucraini continueranno ad alimentare il patriottismo ucraino per generazioni. ◆ fdl

Questo articolo è uscito sul Financial Times. © The Financial Times Limited 2025. All Rights Reserved. Il Financial Times non è responsabile dell’accuratezza e della qualità di questa traduzione.

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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati