“Per combattere il patriarcato, la prima cosa da fare è entrare nelle case”, dice la scrittrice franco-marocchina Leïla Slimani. “Per molto tempo c’è stata questa idea che dietro le porte chiuse delle case nessuno poteva parlare, nessuno poteva dire cosa stava succedendo alle mogli, ai bambini. Si può denunciare qualcuno che sul lavoro ha un certo atteggiamento verso di te, o qualcuno che fuori casa ha commesso un reato. Ma la possibilità di denunciare un padre o un marito era ancora tabù. Ora stiamo aprendo il vaso di Pandora”. All’inizio sembrava che la Francia fosse rimasta fuori dal #MeToo, il movimento internazionale di denuncia delle molestie sessuali maschili contro le donne, scoppiato nel 2017. Si pensava che ai francesi piacesse troppo lo stuzzicante gioco erotico tra uomini e donne per regolamentarlo. Ma ora un #MeToo à la française ha scatenato un putiferio. I best seller di memorie su pedofilia e incesto di Vanessa Springora e Camille Kouchner hanno distrutto la reputazione e la carriera di molti personaggi dell’élite parigina.

La resa dei conti

La stessa Slimani ha usato l’influenza della letteratura francese per attaccare i costumi ipocriti del Marocco. Questa è una nuova rivoluzione sessuale francese, ed è una resa dei conti con la precedente: quella del 1968. La Francia è stata celebrata per secoli come la patria dell’amore romantico. Ma all’inizio del 1968 era ancora una nazione cattolica sorprendentemente rigida dal punto di vista sessuale. Era l’epoca in cui Yvonne de Gaulle, la moglie del presidente, faceva pressioni sul marito perché tenesse i divorziati e gli adulteri fuori dal governo. La pillola anticoncezionale era stata appena legalizzata, ma le giovani non sposate che potevano procurarsela erano poche. L’aborto era ancora vietato e molte donne morivano per farlo clandestinamente. E nelle università che si riempivano di figli del baby boom uomini e donne non erano ammessi negli alloggi riservati al sesso opposto.

L’8 gennaio 1968, il ministro della gioventù e dello sport, François Missoffe, visitò il nuovo campus universitario di Nanterre, fuori Parigi, per ispezionare la piscina appena costruita. Uno studente franco-tedesco di nome Daniel Cohn-Bendit gli si avvicinò per chiedergli se aveva da accendere e, accesa la sigaretta, si lamentò della frustrazione sessuale tra i giovani. Missoffe gli consigliò di fare un tuffo rinfrescante in piscina. A maggio, Cohn-Bendit, detto “Dany il rosso”, avrebbe guidato la rivoluzione studentesca parigina, con slogan scherzosi come “Vietato vietare” e “Godetevela senza freni”. Anche le donne cominciarono a far valere il loro diritto di godersi il sesso. Molti “sessantottini” uscirono da quella rivoluzione con la convinzione che anche i bambini avessero questo diritto. Nel 1975 Cohn-Bendit scrisse di incontri erotici con bambini nella “scuola materna antiautoritaria” che gestiva a Francoforte. In seguito avrebbe detto di averlo scritto solo per “scandalizzare i borghesi”, negando di aver mai toccato un bambino dell’asilo.

Gabriel Matzneff era solo uno dei tanti scrittori francesi che negli anni settanta si occupavano di pedofilia. Nel 1977 la sua petizione in difesa del sesso tra adulti e bambini apparve su giornali come Le Monde e Libération, firmata da luminari della cultura francese dell’epoca tra cui Simone de Beauvoir, Jean-Paul Sartre, Roland Barthes e Bernard Kouchner. Un anno dopo, la Francia avrebbe accolto il regista Roman Polański, fuggito dagli Stati Uniti dopo essersi dichiarato colpevole di aver fatto sesso con una ragazzina di tredici anni. Ancora nel 2005, Frédéric Mitterrand poteva scrivere nel suo premiato libro sul turismo sessuale che aveva “preso l’abitudine” di pagare i “ragazzi” per fare sesso. In seguito avrebbe detto di condannare la pedofilia e di non averla mai praticata. In ogni caso, il libro non gli ha impedito di essere ministro della cultura dal 2009 al 2012. Nel 2013 Matzneff ha vinto il Prix Renaudot. Per decenni, una grossa fetta delle élite letterarie parigine post-sessantottine ha approvato la pedofilia. Questo ha avuto un peso. “Penso che la Francia sia abbastanza eccezionale nel suo rapporto con la letteratura”, ha detto Slimani. “Se vai in un piccolo centro, trecento persone vengono a sentirti parlare di letteratura. Questo rapporto con gli scrittori fa parte dell’anima francese”. Ora i letterati francesi stanno facendo i conti con la pedofilia.

Maledetti sessantottini

A gennaio Camille Kouchner ha pubblicato il suo La familia grande. Nata nel 1975, è la figlia dei noti sessantottini Évelyne Pisier e Bernard Kouchner, fondatore di Médecins sans frontières. Dopo aver divorziato da Kouchner, Pisier aveva sposato un collega professore di diritto, Olivier Duhamel, anche lui studente a Nanterre nel 1968. La famiglia viveva vicino al Jardin du Luxembourg sulla rive gauche, epicentro del maggio 1968, e trascorreva le estati con amici che la pensavano allo stesso modo, “la familia grande” del titolo di Kouchner, nella sontuosa residenza di Duhamel vicino a Tolone. Bambini e adulti stavano insieme nudi al bordo della piscina. “Alcuni genitori e figli si baciano sulla bocca”, ricorda Camille Kouchner. “I giovani vengono offerti alle donne anziane”. La stanza dei bambini era coperta di manifesti del sessantotto. Camille si addormentava ogni notte sotto l’ironico slogan: “Sii giovane e stai zitto”. In questo ambiente, alcuni genitori credevano fosse giusto iniziare i loro figli al sesso. Secondo il racconto di Kouchner, Pisier fece in modo che a togliere la verginità al figlio adolescente fosse un’amica di famiglia adulta ed esortava l’undicenne Camille a cominciare a fare sesso. Fu in quest’atmosfera che il fratello gemello di Camille le disse, a circa 14 anni, che il loro patrigno Duhamel aveva cominciato ad abusare sessualmente di lui. Nessuno dei due ragazzi era sicuro che fosse una cosa sbagliata. Non volevano turbare la madre parlandone. E il fratello si preoccupava del fatto che, poiché non aveva resistito a Duhamel, forse era stato consenziente.

Parigi, 8 marzo 2020 (Amaury Cornu, Hans Lucas/Contrasto)

In quel periodo, poco lontano, la quattordicenne Vanessa Springora frequentava il narratore della pedofilia Gabriel Matzneff, che aveva cinquant’anni. Gli amici intimi di sua madre lo sapevano. Anche la polizia ne era stata informata da lettere anonime (forse inviate, provocatoriamente, dallo stesso Matzneff). Tuttavia non volevano creare problemi al famoso autore. Nel suo libro di memorie Il consenso (La nave di Teseo 2021), Springora cerca di spiegare perché sua madre aveva permesso quella relazione: “Mi ha confidato che, durante la sua adolescenza, il corpo e i suoi desideri erano ancora tabù e i genitori non le parlavano mai di sessualità. Nel sessantotto aveva appena compiuto 18 anni e ‘Vietato vietare’ per lei era senza dubbio rimasto un mantra”. L’incesto e la pedofilia avvengono in tutti gli ambienti, ma in Francia erano protetti dai sessantottini, molti dei quali facevano parte dell’élite politico-culturale. Diversi componenti e sostenitori della familia grande prosperarono durante la presidenza di François Mitterrand dal 1981 al 1995, scrive Camille Kouchner. Solo la generazione letteraria successiva avrebbe contestato il sessantotto. Il primo romanzo di Slimani, _Nel giardino dell’orco _(Rizzoli 2014) racconta la serie infinita di incontri sessuali senza gioia di una donna. Può essere letto come una replica a _La vita sessuale di Catherine M. _(Mondadori 2002), di Catherine Millet, che racconta invece la serie infinita di incontri gioiosi di una donna.

“In quanto donna, a dire il vero, la scoperta della sessualità per me è stata una vera delusione”, spiega Slimani. “Penso che la sessualità sia molto spesso triste o malinconica. Quando ero adolescente, guardavo film o leggevo libri che davano una visione molto affascinante del sesso, come se tutto fosse bello e riguardasse solo l’amore e la libertà. Ma la verità è che molto spesso può essere squallido. Sono solo due corpi nudi che fanno rumore. Quindi ho voluto scrivere di questo”.

Un altro grande scrittore francese contemporaneo, Michel Houellebecq, ha una visione del sesso altrettanto priva d’illusioni. Il tipico protagonista dei suoi romanzi è un francese ateo e senza radici che vive in una brutta modernità in cui il sesso e tutto il resto sono stati ridotti a un libero mercato consumistico.

Vanessa Springora (Steven Wassenaar, Hans Lucas/Contrasto)

Houellebecq mi ha detto che l’uomo atomizzato che i suoi romanzi denunciano è lui: “Inveisco contro me stesso”. Slimani osserva: “Anche se i suoi personaggi sono ossessionati dal sesso, non ho la sensazione che nei libri di Houellebecq il sesso sia molto gioioso. Molto spesso ne sono delusi, oppure cercano di imitare la pornografia, ma non provano nulla e non hanno sul serio la sensazione di essere liberi”.

Cosa hanno a che fare i romanzi di Houellebecq e quello di Slimani con gli stereotipi francesi sulla sessualità? La scrittrice risponde: “Penso che molte persone siano stufe dell’idea che qui in Francia tutto è erotismo e romanticismo, e che siamo tutti grandi esperti di sesso”. Dopo l’esplosione del #MeToo negli Stati Uniti, molte giovani francesi hanno denunciato sui social network le loro esperienze di violenza sessuale, usando l’hashtag #balancetonporc (Denuncia il tuo porco). Ma Millet e l’attrice Catherine Deneuve erano tra le cento donne francesi, per lo più anziane, che hanno firmato una petizione contro il #MeToo. Hanno paragonato il nuovo “puritanesimo” ai “bei vecchi tempi della stregoneria”, aggiungendo che la libertà degli uomini d’infastidire le donne “fa parte della libertà sessuale”. Slimani commenta: “Quelle donne hanno accettato molto dagli uomini. ‘Ti tocco il culo, ti tocco il seno, ma non sono molestie. È galanterie’”. Deneuve si è presto scusata con le vittime di violenza sessuale.

I soliti puritani

Il rifiuto sessantottino del #MeToo è stato anche un rifiuto degli Stati Uniti. Il pubblico francese è un appassionato consumatore di cultura statunitense. Forse per questo motivo, le élite artistiche parigine si erano a lungo definite in contrasto con le loro rivali oltreoceano. Springora ricorda che negli anni ottanta Matzneff inveiva contro gli statunitensi “sessualmente frustrati” che avevano perseguitato il “povero Polański”. Ora, se i puritani americani stavano insistendo sul #MeToo, il #MeToo doveva essere sbagliato. Ma quasi quattro anni dopo, i libri di Springora e Kouchner hanno dato il via a una versione francese del #MeToo. Le due donne hanno trascorso decenni tormentate dal senso di colpa per non essersi ribellate agli abusi, un’esperienza comune per i bambini che ne sono vittime. Quando il fratello di Kouchner osò finalmente dirlo alla madre, lei lo accusò di aver tentato di rubarle il suo uomo.

Springora e Kouchner si sono liberate attraverso la scrittura. Springora ha ridotto Matzneff a un personaggio del suo libro, proprio come lui aveva fatto con lei. Kouchner dice di aver imprigionato Duhamel nelle sue pagine. Entrambe negano agli aggressori l’onore di nominarli: Matzneff è “G.” mentre Duhamel è solo “il mio patrigno”. A quanto pare gli orrori descritti da Camille Kouchner sono incredibilmente comuni. Il suo libro ha suscitato un’ondata di testimonianze strazianti sui social network a livello nazionale, sotto l’hashtag #MeTooInceste. Da un sondaggio Ipsos dello scorso novembre un francese su dieci ha infranto il più grande tabù e ha ammesso di essere stato vittima di incesto. Nel 68 per cento dei casi la vittima era donna. Ancora una volta, gli scrittori hanno cambiato il clima sessuale francese.

Gabriel Matzneff inveiva contro gli americani “sessualmente frustrati” che avevano perseguitato il “povero Polański”

Gli editori di Matzneff (che oggi ha 84 anni) hanno ritirato i suoi libri, compresi i suoi diari pedofili in cinque volumi. E stanno cadendo le teste di personaggi molto più potenti. Duhamel ha rassegnato le dimissioni da presidente di Le Siècle, un club esclusivo frequentato dalle élite francesi. Il suo amico Marc Guillaume si è dimesso da Le Siècle, ma è rimasto prefetto della regione parigina. Dice che non sapeva dell’incesto. Élisabeth Guigou, collaboratrice di Duhamel, ha rassegnato le dimissioni da presidente della Commissione francese sull’incesto. Insiste nel dire di aver appreso dei suoi comportamenti solo dal libro, anche se Camille Kouchner ha scritto che l’intera familia grande lo sapeva da anni. Frédéric Mion, direttore dell’Istituto di studi politici di Parigi (Sciences Po) in cui insegnava Duhamel, un altro punto di riferimento della rive gauche, si è dimesso quando è emerso che non aveva preso provvedimenti contro di lui dopo aver saputo dell’incesto. Duhamel e Matzneff eviteranno presumibilmente il carcere, perché i loro reati sono caduti in prescrizione. Ma a marzo il parlamento francese ha rafforzato la legge sul sesso con i minori, specificando che sotto i 15 anni non può esserci consenso legale. Gli scrittori parigini raggiungono tutti i paesi del mondo francofono. Il libro di Slimani I racconti del sesso e della menzogna _(Rizzoli 2018), sul Marocco, ha ulteriormente contribuito all’attacco degli artisti contro una cultura in cui gli uomini controllano il corpo delle donne e l’omosessualità rimane un tabù. Il suo collega marocchino che vive a Parigi, Abdellah Taïa, è diventato il primo scrittore apertamente gay pubblicato in Marocco. Questa rivoluzione sessuale sta arrivando anche sugli schermi. La serie documentaria dello scorso anno _Stanza 2806 rivisita l’arresto nel maggio 2011 del presidente del Fondo monetario internazionale, il francese Dominique Strauss-Kahn, sospettato di aver aggredito una cameriera a New York. Successivamente è stato rilasciato senza accuse. Separatamente, però, la giornalista francese Tristane Banon ha rivelato di essere stata molestata da lui nel 2003.

La madre di Banon, un’ex amante di Strauss-Kahn e funzionaria del suo partito socialista, all’epoca l’aveva convinta a non sporgere denuncia.

Questo si adatta perfettamente al modello femminile della generazione sessantottina: le donne, comprese le madri di Kouchner e Springora, proteggono gli aggressori maschi. Dopotutto, era vietato vietare. Banon nota la “consanguineità” di queste élite, raccolte in circoli chiusi. Strauss-Kahn e Duhamel sono nati nel ricco sobborgo di Neuilly-sur-Seine rispettivamente nel 1949 e nel 1950, e Guillaume nel 1964. Guigou, compare di nuovo come voce a sostegno di Duhamel nel documentario su Strauss-Kahn. Un’intera generazione dell’élite culturale francese è stata complice di Strauss-Kahn: Jack Lang, ex ministro della cultura e firmatario della petizione in difesa della pedofilia del 1977, dopo la presunta aggressione a New York ha osservato che in fondo non era morto nessuno, mentre lo scrittore Bernard-Henri Lévy (anche lui cresciuto a Neuilly) si è lamentato del fatto che la giustizia statunitense trattava il suo amico “come una persona qualsiasi”, e ha insinuato che Banon era solo in cerca di pubblicità.

Eppure le inclinazioni di Strauss-Kahn erano ben note. Già nel 2007, Jean Quatremer, il corrispondente di Libération a Bruxelles, aveva scritto dei suoi problemi con le donne: “È troppo pesante, spesso rasenta le molestie. Un difetto ben noto ma di cui nessuno parla (siamo in Francia)”. Ora le cose sono cambiate. Uomini e istituzioni potenti in Francia hanno perso la loro impunità: la chiesa cattolica creerà un fondo per risarcire le vittime di abusi da parte del clero; l’attore Gérard Depardieu è stato accusato di stupro; dieci donne hanno accusato l’ex giornalista televisivo Patrick Poivre d’Arvor di reati sessuali; Jean-Luc Brunel, ex capo di un’agenzia di modelle e socio del defunto molestatore Jeffrey Epstein, è indagato per “stupro di una minore di 15 anni e molestie sessuali”. Tutti e tre respingono le accuse. Quello che sta succedendo in Francia si colloca ovviamente in un contesto internazionale.

“Apparteniamo al genere della paura”, ha scritto Virginie Despentes. “È insopportabile avere sempre paura”, dice Leïla Slimani. Alcuni sessantottini, invecchiati nei loro appartamenti sempre più costosi intorno al Jardin du Luxembourg, ma che ancora influenzano la vita culturale, borbottano silenziosamente di “un nuovo puritanesimo”. Sbagliano. Nessuno mette in discussione la conquista principale della loro rivoluzione: la libertà sessuale tra adulti consenzienti. Ma la nuova generazione s’interroga su cosa sia il consenso: un minore può veramente concederlo? E una donna che rischia il posto di lavoro? In tutto il mondo occidentale, il nuovo ideale romantico è il rapporto paritario. Questo è il motivo per cui nel 2013 il paese ha legalizzato un’altra forma di rapporto paritario, il matrimonio gay, e ora sta finalmente reprimendo il meno paritario: la pedofilia. Però c’è una costante: in Francia sono sempre gli scrittori ad aprire la strada. ◆ bt

Simon Kuper _ è un giornalista e scrittore britannico. Il suo ultimo libro tradotto in italiano è Calcionomia _ (Il Saggiatore 2019) scritto insieme a Stefan Szymanski.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati