A febbraio del 2020 sono andato a New York per festeggiare una nascita e un ottantesimo compleanno. Ho visto il figlio di un caro amico, nato da un mese, e il giorno dopo sono stato al pranzo di compleanno di mia nonna in un affollato ristorante italiano vicino a Times square.

Potrei dire che è stata quell’esperienza a farmi pensare al concetto d’invecchiamento o alla teoria del great span formulata dalla presunta spia sovietica Alger Hiss, cioè che da un passato in apparenza lontano ci separa solo la durata di qualche vita umana. Ma sarebbe una bugia. In realtà penso continuamente allo scorrere del tempo. Qualche settimana prima avevo scritto il seguente appunto sul mio smartphone: “Il figlio del mio amico avrà l’età di mia nonna nel 2100”. E il 2100 è un anno cruciale per la climatologia.

Di recente sono usciti due articoli sull’innalzamento degli oceani, le cui conclusioni possono essere rassicuranti o spaventose a seconda della fiducia che riponiamo nella possibilità di fermare le emissioni di anidride carbonica. Il primo, scritto da 84 scienziati, condivide le previsioni di alcuni modelli climatici e punta a influenzare il prossimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). Secondo gli autori, se i governi non s’impegneranno di più per rispettare l’accordo di Parigi, la temperatura media globale aumenterà di tre gradi entro il 2100 e il mare s’innalzerà di 25 centimetri. Limitando invece il riscaldamento a un grado e mezzo (obiettivo più ambizioso) l’innalzamento risulterebbe dimezzato.

Il secondo studio è decisamente più allarmante. Coordinato dai glaciologi Rob DeConto e David Pollard, si concentra sullo scioglimento dell’Antartide. Da alcuni anni i due scienziati studiano il fenomeno dell’instabilità delle scogliere glaciali marine, che potrebbe accelerare l’agonia del continente. Alcuni dei principali ghiacciai dell’Antartide occidentale hanno scogliere alte centinaia di metri. Il timore di DeConto e Pollard è che, a causa del riscaldamento marino, le scogliere cedano innescando sviluppi incontrollati che distruggerebbero i ghiacciai nel giro di pochi decenni. Sarebbe un evento gravissimo, ma altri ricercatori sono scettici. Secondo DeConto e Pollard, il disastro potrebbe essere evitato limitando l’aumento della temperatura a due gradi. Se invece si arrivasse a tre, il crollo delle scogliere glaciali sarebbe molto probabile e causerebbe un rapido aumento del livello del mare a partire dal 2060. Fino al 2100 l’innalzamento sarebbe di due centimetri e mezzo ogni cinque anni. Questa stima tiene conto solo dell’Antartide, senza considerare quindi lo scioglimento della Groenlandia e dei ghiacciai montani, e l’espansione dell’acqua marina più calda.

Dinamiche incontrollate

L’articolo degli 84 scienziati si ferma al 2100, che dai tempi del primo rapporto dell’Ipcc nel 1990 è il limite delle proiezioni climatiche. Ma da alcune previsioni diffuse in ambito accademico, e anche dallo studio di DeConto e Pollard, emerge che la situazione si aggraverà nel ventiduesimo secolo. Le dinamiche incontrollate che non si attiveranno entro il 2100, infatti, lo faranno entro il 2150.

“E allora?”, potreste pensare. “Manca ancora tanto e avremo sicuramente tecnologie in grado di modificare il clima”. Questo ci porta alla seconda scoperta di DeConto e Pollard, che hanno stimato gli effetti della rimozione diretta dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Cosa succederebbe se continuassimo a inquinare fino al 2060 e poi, improvvisamente, decidessimo di rimuoverla? Se la rimozione cominciasse dopo il 2070, per i principali ghiacciai dell’Antartide occidentale sarebbe troppo tardi. Se invece cominciasse prima del 2060, sarebbe ancora possibile preservare una parte della calotta glaciale.

Quei dieci anni, quindi, sono di vitale importanza. Lo studio di DeConto e Pollard dovrebbe spingere i governi ad attivarsi subito per sviluppare tecnologie con cui rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera. Da qualche parte ho letto che per sviluppare una tecnologia ci vuole il tempo che serve a crescere un figlio. Meglio cominciare subito, allora, così sarà pronta quando ne avremo bisogno. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1411 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati