Matteo Cardillo
Amarsi in una casa infestata
Mercurio, 264 pagine, 19 euro

“Perché gli spettri ti possiedano / non c’è bisogno di essere una stanza / Non c’è bisogno di essere una casa / La mente ha corridoi / che vanno oltre lo spazio materiale”, scriveva Emily Dickinson. Eppure la dimora bolognese, dove tutto sembra incombente e che accoglie il protagonista senza nome di Amarsi in una casa infestata, insieme ai coinquilini Samira e Johann, e poi Gloria con il cane Spillo, sembra davvero posseduta. I personaggi sono tanti, ma esplorati poco, i legami tra loro accennati. Continuano ad amarsi, a fare sesso, a invischiarsi nel mistero dell’edificio, mentre tutto intorno succedono molte cose strane. Ma di fatto Cardillo pare servirsi degli esseri umani del romanzo per raccontare la creatura che più gli interessa: la casa. Infatti le descrizioni sono le parti meglio riuscite. Tra vecchie nude che compaiono negli specchi, ombre nere che passano oltre le porte a vetri, bambini mai visti in cerca di sottomarini, la casa che li accoglie alla fine dell’estate sembra risvegliarsi, respirare, volerli fagocitare. Amarsi in una casa infestata è il racconto di una storia che sospende il tempo – finanche quello dell’intera città – sul baratro delle vite che perdono le proprie coordinate, che cambiano strade, si aprono in nuovi capitoli. Ma prima bisogna tastare la carne del proprio passato, dei propri traumi e infilare le mani nelle ferite della casa. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati