Mentre scriviamo questo articolo, per la strada di fronte a noi c’è una donna che corre con il suo gilet rosa fluo e un cane. Nelle Fiandre ormai è impensabile non vedere qualcuno che corre per strada. La corsa è diventata l’attività sportiva più praticata da donne e uomini adulti, spodestando il nuoto e il ciclismo. “Da un punto di vista evolutivo, correre senza un motivo non è affatto normale”, afferma Daniel Lieberman, paleoantropologo e docente di biologia evolutiva all’università di Harvard. “Fino a non molto tempo fa le persone erano molto attive fisicamente e facevano sforzi notevoli per procurarsi il cibo. Una corsa di dieci chilometri senza motivo, come quella che ho fatto io stamattina, rappresenta uno spreco di 600 calorie, energia che il mio corpo avrebbe potuto usare diversamente”.
Correre senza uno scopo non ha dunque alcun senso, ma muoverci di corsa con un obiettivo è decisamente più naturale. L’essere umano è un eccellente corridore, afferma Lieberman: “Rispetto alla maggior parte degli animali non siamo veloci, ma abbiamo un’ottima resistenza”. Grazie a un incredibile insieme di adattamenti fisici siamo in grado di percorrere lunghe distanze di corsa. “Abbiamo le dita dei piedi corte, la pianta del piede arcuata, il tendine d’Achille lungo, glutei notevoli, la testa separata dalle spalle, una mutazione genetica che rallenta l’affaticamento muscolare e ghiandole sudoripare che regolano il calore corporeo. Questo ci consente di correre per un bel po’”.
La maggior parte di questi adattamenti ci permette anche di essere ottimi camminatori. “Gli esseri umani hanno cominciato a cacciare fra i tre e i due milioni di anni fa, molto prima di avere a disposizione armi come arco e frecce. Così si praticava la ‘caccia per sfinimento’: gli animali venivano inseguiti finché non erano esausti e crollavano al suolo”. Se è vero che siamo in grado di correre a lungo, è altrettanto corretto affermare che dal punto di vista evolutivo l’essere umano punta a risparmiare più energia possibile. “Cercare di evitare il disagio dato dallo sforzo fisico è profondamente connaturato in noi”, spiega Lieberman. Ma il nostro corpo non si è adattato a stare seduto per la maggior parte del tempo, come succede spesso nei paesi occidentali.
“Lo sforzo fisico mette in moto una serie di processi che mantengono l’organismo in salute e rallentano l’invecchiamento, ma questi processi non si attivano senza il movimento, quindi l’essere umano ha dovuto inventarsi qualcosa per sostituire lo sforzo che un tempo faceva per necessità: è qui che compare l’allenamento”, spiega Lieberman. Gli effetti benefici della corsa sull’organismo sono noti e non ci vuole molto tempo per avere un miglioramento fisico.
Rallentare l’invecchiamento
Un ampio studio di revisione pubblicato nel 2024 ha raccolto i risultati di sedici ricerche sulla corsa. I soggetti coinvolti erano persone adulte non allenate che dovevano andare a correre due o tre volte alla settimana (dai 40 minuti a un’ora). Da ogni singolo studio è risultato che dopo due o quattro mesi dall’inizio dell’allenamento i partecipanti avevano perso grasso corporeo (in media due chili), la frequenza cardiaca a riposo si era abbassata di sette battiti al secondo e la forma fisica era migliorata. L’allenamento aveva aumentato di quasi sei unità la potenza aerobica dei partecipanti, ovvero la capacità massima del corpo di usare ossigeno durante un esercizio fisico intenso.
Man mano che una persona invecchia, l’indice della sua potenza aerobica, chiamato VO2max, cala. Un aumento del VO2max contrasta l’invecchiamento. Per esempio, grazie a un aumento di sei unità del VO2max, un quarantenne può colmare il divario che lo separa da un ventenne. In altre parole, a 40 anni, nel giro di un paio di mesi si potrebbe migliorare significativamente la propria forma fisica e compensare il fatto di non averne più 20.
Inoltre, diversi studi fatti sui corridori e i non corridori nel corso di anni hanno evidenziato che le persone che nel tempo libero facevano regolarmente jogging avevano un rischio più basso del 23 per cento di morire per varie cause. I runner hanno anche un rischio più basso del 20 per cento di morire di cancro e a causa di patologie cardiovascolari (- 27 per cento).
Sul lungo periodo, la frequenza e l’intensità dell’allenamento non fanno alcuna differenza, l’importante è farlo con costanza. Chi corre solo una volta alla settimana per meno di dieci chilometri e a velocità ridotta avrà gli stessi benefici dei runner che percorrono molti più chilometri e si allenano più volte alla settimana. Per chi corre regolarmente le malattie associate alla vecchiaia cominciano in media più tardi e durano di meno. Gli esperti parlano di “compressione della morbilità”: la malattia è compressa in una breve fase finale che arriva dopo aver vissuto a lungo e in salute.
Nel suo libro Exercised (2020) Lieberman spiega che il corpo non migliora tanto durante l’allenamento, quanto nelle ore e nei giorni successivi, perché è dopo l’allenamento che comincia a recuperare. Quando si fa jogging i muscoli e le ossa subiscono microlesioni dovute agli urti. Ma una volta riparato il danno i muscoli e le ossa risultano rafforzati. Chi corre aumenta la forza muscolare e rallenta la diminuzione della massa ossea, un normale processo dell’invecchiamento.
Allo stesso modo, dopo lo sport si attivano dei meccanismi che eliminano le sostanze nocive. Quando facciamo uno sforzo le cellule producono molta energia e si creano i radicali liberi, delle particelle che possono danneggiare il dna e le pareti cellulari. Proprio come ripara le microlesioni muscolari, l’organismo si attiva anche per rimediare allo “stress ossidativo”. E in questo processo vengono riparati anche i danni causati dall’invecchiamento.
Cosa ci trattiene ancora dall’infilare le scarpe da corsa e uscire? A quanto pare i nostri istinti primordiali. Per poter godere dei benefici della corsa, dobbiamo vincere la nostra naturale avversione evolutiva verso lo spreco inutile di energie. Ma, come fa notare Lieberman, “non siamo evolutivamente sviluppati neanche per leggere. Anche quella è un’abitudine nuova”. Se smettiamo di leggere e andiamo a fare una corsetta scambiamo un’abitudine nuova di zecca (dal punto di vista evolutivo) con un’altra, che in più è salutare. E non dobbiamo metterci per forza un gilet rosa fluo. ◆ vf
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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati