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Immaginate di avere due oggetti in mano: un pezzo di carta e un elastico. Se stringete forte le mani e poi le riaprite, il pezzo di carta resterà tutto stropicciato, mentre l’elastico tornerà alla sua forma originaria. Gli economisti tendono a pensare all’economia come a un elastico: dopo una crisi si aspettano che le cose tornino alla normalità. Quando questo non succede, come nel caso della carta stropicciata, parlano di isteresi, un termine (preso in prestito dalla fisica) che descrive un cambiamento permanente provocato da sconvolgimenti di ampia portata. La pandemia di covid-19 è un esempio.

Il primo punto di osservazione sono le scuole. Secondo Eric Hanushek e Margaret Raymond, economisti dell’università di Stanford, il tempo di studio perso dai bambini durante la pandemia potrebbe provocare danni permanenti non solo alle loro prospettive di lungo periodo, ma in generale all’economia. Raymond ha studiato 18 stati statunitensi e la capitale Washi­ngton, concludendo che nel 2020 in media i bambini e le bambine hanno perso 116 giorni per la lettura nelle prime fasi della pandemia e 215 giorni di esercizi di matematica. Attività che sarà difficile recuperare e che faranno avere a un’intera generazione delle difficoltà a tenere il passo negli studi. Il trauma, inoltre, non si è distribuito in modo omogeneo. I bambini e le bambine delle aree rurali, dove ci sono grandi percentuali di neri o ispanici, sono stati colpiti in modo più grave.

I risultati economici dipendono dall’innovazione, dalle competenze dei lavoratori e dalle macchine usate per produrre beni e servizi. Innovazione e competenze dipendono dall’istruzione. Secondo Hanushek, nei prossimi decenni il trauma inferto alle competenze nel 2020 provocherà perdite economiche per un valore compreso tra i 25 e i trentamila miliardi di dollari. Gli studenti colpiti oggi avranno nell’arco della loro vita redditi inferiori tra il 6 e il 9 per cento. Queste conclusioni arrivano in parte dall’osservazione dell’esperienza degli studenti tedeschi. Tra il 1966 e il 1967 il governo tedesco abbreviò l’anno scolastico: alcune ricerche hanno dimostrato che quelle lezioni perse hanno ridotto del 5 per cento circa i redditi degli studenti coinvolti.

Problemi strutturali

È da un po’ che gli economisti cercano prove di isteresi nel mercato del lavoro. Negli anni settanta e ottanta Olivier Blanchard e Lawrence Summers notarono che in Europa la disoccupazione tendeva ad aumentare nei periodi di declino economico, come prevedibile, senza però tornare ai livelli precedenti con la ripresa successiva. Secondo i due economisti, questo succedeva a causa di problemi strutturali. I sindacati tendevano a lottare per impedire che i lavoratori perdessero il posto, ma facevano poco per aiutarli dopo il licenziamento, rendendo più difficile il loro reimpiego. A causa delle protezioni del posto di lavoro, le imprese erano riluttanti a riassumere dopo i periodi di declino, perché nelle fasi di recessione sarebbe stato difficile mandare via le persone.

Blanchard è tornato a occuparsi del problema dopo la crisi del 2008, quando milioni di statunitensi hanno sperimentato lunghi periodi di disoccupazione. Lo preoccupava il danno permanente a persone già ai margini del mercato del lavoro. Alcune hanno smesso di cercare lavoro, altre hanno ricevuto sussidi per i disabili. Con la ripresa alcune sono state riassorbite dal mercato del lavoro. Con sua grande sorpresa Blanchard ha rilevato prove di isteresi meno convincenti di quanto si sarebbe aspettato.

Secondo lui, con la pandemia l’isteresi potrebbe agire su interi settori: per esempio i viaggi aerei, il mercato immobiliare e la vendita al dettaglio. Come Hanushek e Raymond, anche Blanchard è particolarmente preoccupato dagli effetti di lungo periodo sui bambini e sul loro futuro. “Farei di tutto per permettere agli studenti di tornare a scuola in presenza e in sicurezza”, ha detto. Per Raymond potrebbe essere il momento di considerare l’idea di tenere le scuole aperte durante l’estate per recuperare il tempo perso. Gli insegnanti dovrebbero cominciare a pensare a come rimettere in sesto la scuola una volta che la pandemia sarà finita. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati