Mentre sono in molti a tirare un sospiro di sollievo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, restano forti inquietudini per l’avvenire della pace e della giustizia. Questo libro fa riflettere su alcune conseguenze già pienamente reali e tuttavia poco considerate di ciò che è accaduto fino a ora. Lo ha scritto Omar El Akkad, giornalista nato in Egitto, cresciuto in Qatar ed emigrato in seguito in Canada e negli Stati Uniti, dove si è occupato di Afghanistan e Guantanamo. Per lui e per molte altre persone della sua generazione, Gaza ha rotto definitivamente la fiducia nelle promesse di un occidente che negli ultimi vent’anni non ha smesso di fare guerre in nome della giustizia e dell’ordine mondiale basato sul rispetto dei diritti umani. Il genocidio, aiutato, giustificato o sopportato in nome di quella giustizia e quell’ordine nonostante opposizioni sempre più forti delle opinioni pubbliche, getta in una crisi forse irreparabile quelle parole e quei valori. Costruito in modo attento, alternando flash dalla Striscia, ricordi personali di una vita da immigrato, citazioni dalla stampa e dai dibattiti degli ultimi due anni, si tratta di una lettura potente per capire come le grandi ingiustizie sconvolgono al tempo stesso gli ordini discorsivi e la vita delle persone, distruggendo i corpi e avvelenando le menti. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati