Fa riflettere il paradosso per cui per difendersi da un escalation nucleare un paese che possiede la bomba atomica ne attacca uno che non la possiede, con il sostegno dell’unico paese che l’ha usata. Come mostra questa inchiesta approfondita e accurata, anche se si tende a pensare che il pericolo atomico sia finito insieme alla guerra fredda nel 1989, in realtà il rischio nucleare è ancora fortissimo, con la complicazione che oggi il linguaggio per descriverlo si è fatto più tecnico e meno comprensibile. Per superare questa barriera d’informazione Annie Jacobsen racconta cosa succederebbe se un missile nucleare (nell’ipotesi nordcoreano) colpisse Washington, e fa vedere che la catastrofe su scala planetaria sarebbe praticamente inevitabile. Il libro ha una struttura che fa tenere il fiato sospeso. Comincia con l’impatto e poi torna indietro: dopo un excursus sulla storia dell’escalation nucleare, racconta cosa succederebbe nei primi 24 minuti, quelli in cui il presidente dello stato attaccato (nell’ipotesi, gli Stati Uniti) deve decidere se e come rispondere; continua con i 24 successivi, in cui, nell’indecisione, altri paesi deciderebbero di rispondere (in questo scenario, la Russia). Un terzo capitolo riassume infine le ipotesi su come sarebbe il mondo nel periodo successivo, in cui, secondo le stime più attendibili, “potrebbero morire più di cinque miliardi di persone”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati