Il rapporto conflittuale di Andrés Manuel López Obrador con il femminismo non è una novità, ma quest’anno un simbolo nefasto – un muro, con tutto quello che rappresenta in Messico – ha rafforzato l’ostilità dei movimenti delle donne verso il presidente. Le barriere di metallo che il governo ha messo intorno al perimetro del palazzo nazionale a Città del Messico, “per proteggere ed evitare provocazioni” durante le manifestazioni dell’8 marzo, sono state decorate con i nomi di centinaia di donne uccise. L’indignazione ha trasformato la barriera in un “muro della memoria” contro la violenza. Il 7 marzo, sulla facciata del palazzo, sono state proiettate frasi come “Messico femminicida”.

Il presidente ha attribuito le critiche a una “campagna diffamatoria” della destra. “Non sono maschilista”, ha detto. López Obrador era già stato criticato per le sue posizioni, dalle costanti dichiarazioni paternalistiche alla difesa di  Félix Salgado Macedonio, il candidato di Morena (il partito del presidente) nello stato di Guerrero, accusato di abusi sessuali.

Candidatura imbarazzante

Il 6 marzo il portavoce della presidenza Jesús Ramírez ha cercato di smorzare la polemica parlando di “muro della pace”. “Con il pretesto della giornata della donna è stata creata una campagna diffamatoria contro il governo e la mia persona”, ha detto López Obrador. Poi ha definito la destra “aggressiva, irritante, decisa a riciclarsi come ambientalista o femminista per attaccare il governo”. E ha ripetuto che le barriere non sono state installate “per paura delle donne”, ma solo “per precauzione”. Infine ha usato facili generalizzazioni quando si è rivolto a quelli che ha definito “provocatori”: “I conservatori sono molto autoritari e, devo dirlo, fascistoidi. Come Hitler, Franco e Pinochet. Pensano nello stesso modo. Che legame c’è tra queste persone e il femminismo? Questo modo di pensare è agli antipodi rispetto al movimento femminista”.

Dopo aver nominato i tre dittatori e fatto allusione a regimi nazisti e fascisti durante un discorso sul femminismo, ha precisato: “Che sia chiaro, non sono maschilista. Sono favorevole ai diritti delle donne, favorevole all’uguaglianza. Lo sono sempre stato”. Il presidente ha ricordato che per la prima volta il Messico ha una donna capo di gabinetto e una ministra per la sicurezza pubblica, e si è attribuito il merito di aver migliorato la parità di genere nelle istituzioni. “Sono umanista, non sono contro il femminismo. Sono contro la corruzione, la manipolazione, l’autoritarismo e l’ipocrisia. Ora i conservatori sono femministi? È il colmo”.

Da sapere
Una lettera al presidente

◆Nonostante la pandemia migliaia di donne hanno manifestato l’8 marzo 2021 a Città del Messico per chiedere al governo politiche più decise contro la violenza di genere. Lo stesso giorno un gruppo di più di duemila donne, tra cui intellettuali e scrittrici, ha firmato una lettera al presidente López Obrador: “È urgente che riconosca i diversi femminismi. Siamo stufe che ci squalifichi e ci tratti con sdegno”. El País


In realtà anche all’interno del partito Morena c’è imbarazzo per l’atteggiamento di López Obrador. La candidatura a governatore di Guerrero di Félix Salgado Macedonio, che ha segnato l’avvio della campagna per le elezioni federali e legislative del prossimo 6 giugno, ha dato slancio alla protesta più o meno indiretta dei dirigenti del partito. Salgado Macedonio è accusato di stupro e violenza sessuale, ma ha ricevuto l’appoggio incondizionato del presidente e dell’apparato. Un comitato di garanzia ha chiesto di ripetere il processo di selezione del candidato. Ancora non è stato pubblicato il risultato, ma intanto Salgado Macedonio è già registrato presso l’autorità elettorale di Guerrero.

I nomi delle donne uccise scritti sulle barriere metalliche davanti al palazzo nazionale sono solo una piccola testimonianza di una violenza strutturale di cui non si parla. Secondo le cifre ufficiali, in Messico si commettono più di tremila femminicidi all’anno. E il 97 per cento dei crimini di violenza sessuale rimane impunito. ◆ ar

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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati