Splendida serie di fantascienza per bambini a metà tra l’estetica del videogioco, del manga e del fumetto popolare del passato. Gabotteo e Palloncino sono un giocattolo di plastica ultraresistente e un palloncino con la forma di un cagnolino che hanno preso vita grazie a delle pietre gialle capaci di animare materia inerte. Se gli scienziati sono figli sia del Topolino di Floyd Gottfredson sia di quello di Romano Scarpa, da quest’ultimo l’autore pare reinventare personaggi come Atomino Bib-Bip, di cui Gabotteo sembra una filiazione postmoderna. Tuttavia lo schematismo-logo, dalle espressioni sempre azzeccate, di Gabotteo e Palloncino è ben amalgamato alla mobilità estrema di un segno grafico fluido ma perfettamente padroneggiato con cui sono rappresentati scienziati e poliziotti. Estetiche eterogenee coerenti con un universo sempre mutante dove torna il gusto dell’autore per le invenzioni scientifiche (e i loro pericoli) dei suoi graphic novel per adulti, mista a una reinvenzione della lezione animista di tanto manga: alla fine, tra una bomba atomica che ritrova la sua essenza mutando mille forme, extraterrestri e scienziati che cambiano in continuazione e Palloncino che è sempre in mutazione, la morale di questo caos sta che non è il gender a contare ma il trans: l’essenza transita, come l’anima. Ed è questa a fare della buona arte, popolare o meno. Al di là delle forme apparenti.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1613 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati