Il conservatore Daniel Noboa ha vinto il ballottaggio alle presidenziali del 13 aprile e governerà l’Ecuador fino al 2029. Il leader uscente ha ottenuto una vittoria inattesa, con quasi dodici punti percentuali di vantaggio su Luisa González, candidata del partito di sinistra Revolución ciudadana dell’ex presidente Rafael Correa. Noboa ha avuto il 55,7 per cento delle preferenze contro il 44,3 per cento di González, che non ha ammesso la sconfitta e ha denunciato brogli: “Chiederemo il riconteggio dei voti. Il governo ha commesso abusi gravi, ha sfruttato il Consiglio nazionale elettorale per agire impunemente e ha assestato un duro colpo alla democrazia”, ha detto davanti ai suoi sostenitori. Ci sarà tempo per stabilire fino a che punto l’ombra di Correa abbia influito sulla sconfitta di González, ma è ragionevole ipotizzare che l’appoggio al leader venezuelano Nicolás Maduro, dato dall’ex presidente ecuadoriano durante la campagna elettorale, non abbia aiutato la sua erede politica. Correa è in esilio in Belgio dopo essere stato condannato in contumacia per corruzione e si considera vittima di una persecuzione giudiziaria e politica.

Il peso del passato

Daniel Noboa, 37 anni e figlio di Álvaro Noboa, uno degli uomini più ricchi del paese, ha convinto più della metà degli ecuadoriani di essere la persona giusta per affrontare la violenza del narcotraffico, la crisi economica e la mancanza di opportunità che colpisce soprattutto i giovani. La scelta di una politica dura contro le mafie, che negli ultimi anni hanno trasformato l’Ecuador nel paese più violento dell’America Latina, è stata premiata. Poco prima del voto Noboa ha dichiarato lo stato d’eccezione e ha imposto il coprifuoco di due mesi in sette delle ventiquattro province del paese, oltre che nella capitale Quito. Secondo González, è stata una manovra per ostacolare i suoi sostenitori. Noboa non immaginava un successo di questa portata. Infatti ha aspettato i risultati a Olón, una città costiera con meno di cinquemila abitanti a nordest di Guayaquil, dove ha una villa di lusso. “Questa è una vittoria storica, ottenuta con una differenza di più di un milione di voti. Non c’è dubbio su chi sia il vincitore. L’Ecuador sta cambiando e ha scelto un nuovo cammino”, ha detto circondato da poche decine di persone.

Noboa era stato eletto la prima volta nell’ottobre 2023, dopo che il presidente conservatore Guillermo Lasso aveva sciolto il parlamento. Da quel momento ha lavorato alla sua rielezione. Al primo turno, a febbraio, ha ottenuto solo diciassettemila voti in più di González, mentre i sondaggi avevano pronosticato una sua vittoria con un ampio margine di scarto. Il risultato del 13 aprile è sfuggito ancora una volta ai sondaggisti, che fino all’ultimo parlavano di un testa a testa. È probabile che abbiano sottovalutato la paura di gran parte degli ecuadoriani di un ritorno del partito di Correa al potere. I timori sono molteplici, dalla corruzione all’autoritarismo fino a una difesa del modello di governo venezuelano. Inoltre González ha avuto difficoltà a conquistare gli elettori di Pachakutik, il partito che rappresenta le popolazioni native e aveva ottenuto il 5 per cento dei voti al primo turno.

Noboa ha approfittato di questa paura, dichiarando che una vittoria di González sarebbe stata un biglietto di sola andata per “l’Ecuazuela”, uno slogan della destra latinoamericana per sottolineare il rischio di trasformare un paese in un altro Venezuela. Noboa ha fatto appello agli elettori con più di 65 anni, 1,7 milioni di cittadini per i quali il voto non è obbligatorio ma che sono critici verso l’ex presidente Correa, al governo dal 2007 al 2017. Tra i sostenitori di Noboa radunati davanti alla sede del Cne, a Quito, molte persone indossavano magliette con la scritta “senza corruzione”.

Non sappiamo cosa succederà nelle prossime settimane. Molto dipenderà dalla capacità del partito Revolución ciudadana di dare seguito all’accusa di brogli. Ma la differenza di voti a favore di Noboa è stata così ampia che per González non sarà facile sostenere la sua posizione. In ogni caso, è cominciata una nuova fase. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati