**◆ **Sì, bisogna avere grande stima dei politici e in particolare dei rappresentanti del popolo, lo dico senza ironia. È un lavoro duro. Bisogna aver ricevuto in sorte un organismo robusto e una forza d’animo che ti motivi a riposare pochissimo e a lavorare moltissimo. Bisogna darsi una visione del mondo che abbia sempre al centro l’interesse della polis e mai l’interesse di quello, di quell’altro, o addirittura il proprio. Bisogna avere una buona cultura, un’abitudine radicata allo studio, la capacità di scriversi da soli discorsi chiari, senza artifici. Bisogna addestrarsi a mettere in dubbio le proprie certezze, e d’altro canto avere un forte senso delle urgenze pratiche, la disposizione a decidere senza minimizzare mai la responsabilità che ci si assume. Bisogna non gloriarsi quando si fa bene e dichiarare per primi, senza giocare a nascondino, di aver fatto male. Bisogna sacrificare la propria vita privata sull’altare di quella pubblica, niente motivi familiari, niente convegni d’amore, niente recite scolastiche della prole, niente settimane bianche o balneari che non possano e debbano essere di colpo cancellate. Soprattutto bisogna vivere in uno stato di diffidenza permanente e tuttavia essere realmente fiduciosi nelle magnifiche sorti e progressive. Un’esistenza snervante. Se la si scegliesse rigorosamente sulla base di questo profilo, il parlamento sarebbe semivuoto.
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Questo articolo è uscito sul numero 1375 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati





