A mia figlia di nove anni piace molto avere le amiche a dormire ma puntualmente il giorno dopo ha molto sonno e fatica a fare tutto, anche di domenica. È sbagliato far dormire i bambini insieme? –Carlotta

Quando Madonna era la popstar del momento la Rai decise di trasmettere in diretta il suo primo concerto in Italia. Era il settembre del 1987 e per un undicenne come me era un evento imperdibile. Per l’occasione avevo deciso di invitare la mia migliore amica Patty a dormire da me. Era un evento speciale quasi quanto il concerto che dovevamo vedere. I nostri genitori avevano contrattato orari e dettagli per giorni e ricordo l’emozione di restare alzato fino a tardi, di chiacchierare prima di dormire e di fare colazione insieme. Ora, andiamo avanti di circa 35 anni e ci sono io con tre figli che, per qualche strano motivo, pensano che ogni volta che un’amica viene a trovarle, deve restare anche a dormire. I pigiama party, che si chiamano così perché, appunto, erano una festa, oggi sono la norma. E io non ne sono entusiasta, perché comunque per i genitori si tratta di gestire letti da fare e rifare, ronde a notte fonda per implorare di andare a dormire e soprattutto uno stato di coma dei figli per tutto il giorno successivo. Ultimamente ho chiesto ai miei figli di fare quelli che negli Stati Uniti chiamano lateover , un neologismo in contrasto con sleepover (che significa restare a dormire): si va da un’amica, si cena insieme, si guarda un film, ma poi verso le undici ognuno a casa sua. Così si protegge la notte di sonno e la natura speciale dei pigiama party.
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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati