Sono rimasto traumatizzato dal racconto di un amico che è stato molestato da un prete quando aveva sette anni. Noi abbiamo un figlio di cinque anni. C’è il modo di insegnargli a capire se subisce una molestia? –Nicolò

È un bene che tu ti faccia questa domanda, tuo figlio ha ancora cinque anni. In passato mi hanno scritto genitori di preadolescenti, a cui era difficile dare consigli perché era troppo tardi. I molestatori spesso prendono di mira bambini e bambine, che non hanno ancora la consapevolezza di cosa sia il sesso. Ed è per questo che bisogna cominciare a parlargliene, usando un linguaggio di volta in volta appropriato all’età. Vanno introdotti concetti come le parti del corpo, il consenso, la nudità e il diritto di sentirsi a proprio agio. Gli organi genitali devono essere chiamati da subito con i loro nomi, senza usare vezzeggiativi che trasmettono l’imbarazzo dei genitori, e poi va chiarito quali persone possono vedere o toccare il corpo del bambino o della bambina. Gradualmente si comincia a spiegare cos’è il sesso, sottolineando che, anche se si tratta di una sfera assolutamente naturale, i bambini non sono equipaggiati fisicamente ed emotivamente per viverlo e se un adulto cerca un contatto sessuale con loro è una cosa molto sbagliata, per cui si finisce in prigione. Insomma, gli strumenti per insegnare ai bambini cos’è la pedofilia ci sono, ma quello principale è aprire il prima possibile un canale di comunicazione onesto e sereno sulla sessualità, che poi si potrà usare durante tutta la crescita.
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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati