I miei genitori se ne sono andati a breve distanza l’uno dall’altro lasciando una casa colma di passato. È facile da gestire ciò che mi piace o è di valore, ma non so navigare nella sterminata quantità di ricordi senza valore eppure per me preziosi. Tengo tutto? Getto via tutto?–Laura
Il primo capitolo dell’autobiografia di Marilyn Monroe s’intitola “Come ho recuperato il pianoforte bianco” e racconta di quando l’attrice si mise in testa di ritrovare un pianoforte appartenuto alla madre. Gladys Monroe Baker, mamma single di Marilyn, passò la vita entrando e uscendo da istituti psichiatrici perché soffriva di schizofrenia paranoica, una malattia incurabile che le faceva alternare brevi momenti di lucidità con fasi di drammatico distacco dalla realtà, e la piccola Norma Jean crebbe tra orfanotrofi e famiglie affidatarie. In un periodo di tranquillità della madre, però, le due riuscirono a vivere per un po’ in una casetta a Hollywood dove il loro più grande tesoro era un pianoforte a coda bianco. Furono pochi mesi felici. Poi Gladys ripiombò senza preavviso nella sua malattia e i mobili e il piano sparirono. Qualche anno più tardi, appena cominciò ad avere successo Marilyn fece di tutto per ritrovare quel pianoforte, lo comprò e non se ne separò più, perché era l’unico ricordo felice della vita con sua madre. Mentre t’immergi nei ricordi dei tuoi genitori, potresti cercare anche tu il tuo pianoforte bianco. Trova qualcosa che ti riporti a un periodo di grande felicità con loro e tieni stretto quello. Tutto il resto, puoi lasciarlo andare.
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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati