Cos’è il lusso? Una cena al ristorante? Un appuntamento dal parrucchiere? Un ritiro di yoga a Bali? Seguendo sui social la generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2012), sembra che il loro motto sia “lusso in abbondanza”. Vogliono essere ricchi, non gli interessa lavorare e desiderano comunque una bella vita. Sono luoghi comuni?
Una cosa è certa: è la generazione delle preoccupazioni economiche. Da un lato sono stati plasmati dalla pandemia di covid, un periodo in cui bambini e ragazzi, come pochi altri, hanno dovuto fare delle rinunce. Molti quindi vogliono recuperare quello che si sono persi. Vanno al cinema, in discoteca, al ristorante. Dall’altro i social alimentano la paura di perdersi qualcosa. Vogliono sentirsi parte di un gruppo, quello dei ragazzi più popolari, ma solo pochi possono permetterselo. Più di un quarto dei tedeschi con meno di 25 anni è a rischio povertà. Non c’è da stupirsi, quindi, che la preoccupazione economica sia in aumento: secondo un sondaggio svolto tra i giovani tedeschi più del 67 per cento teme la povertà.
Ma non ci sono sempre stati periodi di crisi e inflazione? È vero, ma la generazione Z sta entrando in un mercato del lavoro in cui la distribuzione del reddito è sempre più disuguale. Anche se i salari reali sono aumentati, ne beneficiano soprattutto i redditi alti. Gli altri possono permettersi sempre meno. Mentre la generazione dei baby boomer (i nati dopo la guerra) nelle sue comode case si lamenta della pigrizia della generazione Z, per i giovani un appartamento di proprietà è ancora un sogno e quasi la metà degli studenti oggi vive con i genitori. Nel 2002 erano il 31 per cento. Quando le prospettive di una casa sicura, di un lavoro sicuro e di una pensione sicura diminuiscono, chi può biasimare la generazione Z se sogna il lusso e il divertimento? ◆ sm
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Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati