Forse le chiusure per la pandemia hanno spinto le donne ad aggrapparsi a quel minimo accesso allo spazio pubblico che gli era rimasto. Forse è stato l’atteggiamento della polizia e della società, che dopo più di tre anni di movimento #MeToo continuano a dirgli di sacrificare le loro libertà in cambio di una sicurezza temporanea.
Il 10 marzo è stato ritrovato il corpo di Sarah Everard, 33 anni, scomparsa a Londra mentre rientrava a casa a piedi una settimana prima. Everard aveva fatto tutto quello che doveva fare: aveva scelto una strada più lunga, illuminata e affollata; indossava vestiti dai colori accesi e scarpe adatte a correre; aveva contattato il suo ragazzo per dirgli quando sarebbe uscita. Non è bastato a salvarle la vita. Per questo, alla notizia che la polizia stava andando di porta in porta per dire alle donne di Clapham, il quartiere in cui era scomparsa, nella zona sud di Londra, di restare a casa per la loro sicurezza, la reazione è stata di rabbia e frustrazione. Ne è nato un movimento che sembra diverso da quelli che l’hanno preceduto: donne di ogni estrazione sociale reclamano sicurezza nei confronti della violenza maschile. E chiedono che la responsabilità di garantirla ricada sulla polizia, sullo stato e sugli uomini in generale.
“Giù le mani da mia sorella”, scandiva la folla lo scorso 13 marzo, mentre la polizia afferrava alcune donne nel tentativo di disperdere la veglia organizzata in un parco di Clapham per Everard, che era dirigente in una società di marketing. “Arrestate i vostri colleghi!”, gridavano in centinaia, riferendosi al poliziotto accusato dell’omicidio. Con gli agenti che calpestavano i fiori disposti sul memoriale improvvisato per Everard e scaraventavano a terra giovani donne sconvolte, la polizia metropolitana di Londra difficilmente avrebbe potuto offrire un esempio migliore del motivo per cui le donne stavano manifestando.
Candele e fiori
Nei giorni successivi alla scomparsa di Everard, un gruppo che si è dato il nome di Reclaim these streets (Riprendiamoci queste strade) aveva annunciato che il 13 marzo sarebbe stata organizzata una veglia in un parco della zona sud di Londra. Per piangere la morte di Everard, ma anche per protestare contro l’indicazione della polizia di rimanere a casa, chiedendo invece una maggiore sicurezza nelle strade.
Ma la “Met”, com’è chiamata la polizia di Londra, aveva minacciato pesanti multe se la veglia non fosse stata cancellata, perché violava le restrizioni per la pandemia. Alla fine gli organizzatori hanno sospeso l’evento, anche perché non sopportavano l’idea che le multe avrebbero finanziato le stesse forze di polizia contro cui protestavano, ha spiegato Mary Morgan, scrittrice e studiosa specializzata in politica dei corpi, tra le promotrici della veglia.
Qualunque fosse il ragionamento della Met, il messaggio che ha mandato alle donne di tutto il paese è che la polizia punta a limitare le loro libertà invece della violenza degli uomini. “La polizia vuole le donne via dalle strade?”, ha scritto su Twitter Anne Lawtey, 64 anni. Era sconvolta, ha spiegato in un’intervista telefonica: “Non possiamo organizzare una veglia? Persone che stanno ferme, in un parco, indossando le mascherine?”.
◆ Tra l’aprile 2015 e l’aprile 2018 nel Regno Unito sono stati compilati 700 verbali di abusi domestici in cui erano coinvolti agenti di polizia.
◆In sei anni (tra il 2012 e il 2018) sono state presentate 1.500 denunce di cattiva condotta sessuale contro agenti di polizia. Dei 562 poliziotti accusati di aggressione sessuale, solo 43 hanno subìto un’azione penale.
◆Ogni 18 agenti della polizia di Londra accusati di aggressione sessuale solo uno è sottoposto a un procedimento formale.
◆Tra il 2018 e il 2019 sono state presentate alla polizia britannica 60mila denunce di stupro, ma meno di 1.800 uomini sono stati incriminati e meno di mille condannati.
Sister uncut
Una grande folla si è comunque presentata all’appuntamento, portando candele e mazzi di fiori. Una donna è salita sul palco da orchestra in stile vittoriano, diventato un memoriale improvvisato, e come durante le proteste del movimento Occupy Wall street, la folla ha ripetuto quello che diceva in modo che sentissero anche le persone in fondo. “La polizia cerca di metterci a tacere”, hanno scandito in centinaia. “Ha dichiarato che non possiamo organizzare una veglia per Sarah Everard. La polizia ha la faccia tosta di minacciarci”. Poi, più forte: “Noi diciamo no!”.
Essere una donna significa essere “in una costante condizione di compromesso”, ha scritto la giornalista e scrittrice Nesrine Malik nel suo libro _We need new stories _(Abbiamo bisogno di nuove storie). La scomparsa di Everard ha attirato l’attenzione sui termini di un compromesso così diffuso che molte donne forse non l’hanno mai considerato tale: per essere al sicuro dalla violenza maschile, devono fare le scelte “giuste”. Altrimenti, quello che gli succede è colpa loro. Su internet le donne hanno condiviso i dettagli della loro posizione in questo compromesso. Quello che indossavano. Dove camminavano. Chi contattavano prima di uscire e dopo essere tornate a casa. Quando uscivano sole, con altre donne o con uomini. Alcune hanno fatto riflessioni sui pericoli scampati per poco.
Nosisa Majuqwana, una produttrice pubblicitaria di 26 anni che vive nella zona est di Londra, ha raccontato di aver detto ai suoi amici: “Grazie a dio indossavo scarpe da ginnastica, grazie a dio avevo con me uno zaino” la notte in cui un uomo le si era avvicinato in una strada deserta, aveva estratto un coltello e le aveva detto di stare calma. “È impossibile tornare a casa a piedi a Londra indossando tacchi alti”.
◆ “La prossima volta che parteciperete a una manifestazione non urlate troppo, non pestate i piedi a nessuno e non create scandalo. Meglio sedersi tranquillamente in un angolino e sussurrare le vostre lamentele. Questo vorrebbero molti governi”, scrive il Guardian. Secondo il quotidiano britannico, la pandemia ha creato “un’emergenza di sanità pubblica che impone limitazioni ai diritti e livelli senza precedenti di attività di polizia”. La domanda da farsi è: “Fino a che punto un anno eccezionale ha modificato la nostra percezione di cosa sia accettabile e quali siano le azioni a cui diamo il nostro consenso?”. Il giornale fa riferimento al modo in cui la polizia di Londra ha disperso la veglia per **Sarah Everard **e alla proposta di legge presentata in parlamento il 9 marzo su polizia, crimini, condanne e tribunali. In 296 pagine il progetto tratta temi diversissimi, come l’incriminazione di poliziotti per guida pericolosa, che diventerebbe più difficile. Ma al centro, spiega il Guardian, c’è “un attacco alla capacità delle persone di protestare”, con l’obiettivo di reprimere movimenti come **Black lives matter **o Extinction rebellion. “Il covid-19 ha rivelato molto sulle nostre società”, conclude il giornale. “Per quanto riguarda le attività di polizia, si sta già rivedendo il concetto di ‘consenso’. Se non restiamo vigili potremmo davvero ritrovarci, metaforicamente, a sussurrare le nostre lamentele in un angolino”.
Ma la morte di Everard ha spinto Majuqwana e molte altre a rifiutare del tutto il compromesso. “Non importa cosa fanno le donne”, ha detto Morgan. “Non importa se stiamo attentissime e seguiamo tutte le precauzioni che ci sono state insegnate da quando eravamo bambine”. Quell’omicidio ha “sconvolto le persone, convincendole a non considerare più normali” i termini del compromesso, ha affermato Anna Birley, una ricercatrice impegnata in politica nella zona sud di Londra, che ha anche contribuito a organizzare l’evento di Reclaim these streets. “Ogni donna può immedesimarsi in questa situazione”.
Chi deve cambiare
Perché il peso della sicurezza delle donne ricade su di loro, invece che sugli uomini responsabili di gran parte delle violenze? “Le libertà delle donne sono considerate sacrificabili, come spesso, tragicamente, lo sono le donne”, ha detto in un’intervista Kate Manne, che insegna filosofia alla Cornell university e ha scritto due libri sul modo in cui il sessismo modella le società. “Si dà per scontato che le vite degli uomini non saranno seriamente colpite da tutto questo”, quindi non è a loro che si può chiedere di fare dei sacrifici per cambiare la situazione.
Con il ruolo più forte delle donne nella vita pubblica, le differenze sono diventate evidenti, e dolorose. Il movimento #MeToo ha rivelato che molte donne avevano lasciato il loro lavoro o perfino il loro settore per evitare predatori come Harvey Weinstein. Così i loro aguzzini avevano potuto fare del male ad altre donne per decenni. A quante vivono relazioni violente viene detto semplicemente di lasciare il loro partner. In realtà, è in quel momento che rischiano le violenze peggiori.
A volte il calcolo è più sottile, ma l’impatto collettivo è comunque significativo. Uno studio di Girija Borker, ricercatrice alla Banca mondiale, rileva che le donne in India sono disposte a iscriversi a università peggiori e a pagare rette più alte per evitare molestie o violenze nel tragitto quotidiano da casa alla facoltà. È difficile quantificare gli effetti di questa “scelta”, ma è probabile che cadano sul salario, sul potere economico e sulla mobilità sociale.
La rabbia delle donne britanniche sta cominciando a far cambiare idea su chi dovrebbe fare sacrifici in nome della sicurezza. Dopo l’uccisione di Everard, Jenny Jones, esponente del Partito verde, ha suggerito alla camera dei Lord d’istituire un coprifuoco per gli uomini alle sei del pomeriggio. Jones ha poi chiarito che la sua era una provocazione, sottolineando che “nessuno fa storie quando la polizia suggerisce alle donne di restare a casa. Ma se si propone la stessa cosa per gli uomini si alzano subito le barricate”.
Le richieste che siano gli uomini a fare dei cambiamenti sono diventate più pressanti. Ma la rabbia pubblica si è riversata anche sulla polizia, e quando sono circolate foto di donne detenute e maltrattate dagli agenti dopo la veglia a Clapham, è cresciuta. “Non è la prima volta che la polizia di Londra se la prende con le donne”, ha detto Majuqwana.
Sisters uncut, un gruppo femminista che ha suggerito di andare al parco anche dopo che l’evento era stato cancellato, ha annunciato una manifestazione per il 14 marzo, davanti alla sede della polizia. “La polizia compie violenze individuali e di stato contro le donne”, ha scritto il gruppo su Twitter, “appuntamento a New Scotland Yard”. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1401 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati