I progressisti italiani avevano un’occasione per contarsi. Il fallimento è evidente. Le principali forze di opposizione hanno perso la scommessa, mentre i partiti di estrema destra non sembrano indeboliti. I referendum di iniziativa popolare sui temi del lavoro e la cittadinanza, voluti dall’opposizione, non hanno raccolto un numero di votanti sufficiente a rendere validi i risultati. Il tasso di partecipazione è rimasto molto al di sotto del quorum, fissato al 50 per cento degli aventi diritto più uno. Ha votato (in Italia e all’estero) complessivamente il 29,8 per cento degli elettori.

Il dissenso dei centristi

Gli italiani erano stati invitati a esprimersi su cinque quesiti. Tre puntavano a modificare alcuni provvedimenti legislativi che hanno tolto garanzie ai lavoratori dipendenti in caso di licenziamento o facilitano i datori di lavoro che ricorrono ai contratti a tempo determinato. Un altro quesito chiedeva di rafforzare le responsabilità delle imprese appaltatrici per gli incidenti sul lavoro in caso di subappalto, un problema ricorrente in Italia.

Il sì ha vinto nettamente nei quesiti legati al mondo del lavoro, con risultati che pur oscillando tra l’87,1 e l’88,8 per cento dei voti sono comunque inefficaci a causa della bassa partecipazione. Mentre il referendum più atteso e discusso ha ottenuto un risultato molto più modesto. Il quesito sull’accesso alla cittadinanza avrebbe dovuto portare da dieci a cinque il numero di anni di permanenza in Italia necessari per la naturalizzazione. Solo il 65,3 per cento ha votato a favore. Il fronte referendario, pur essendo molto ampio, si è dimostrato molto confuso.

Il Partito democratico difendeva il sì a tutti e cinque i quesiti, ma aveva al suo interno voci centriste dissidenti su quelli che riguardavano il lavoro, per i quali si era invece impegnata soprattutto la Cgil, il principale sindacato del paese. Il Movimento 5 stelle, che nel 2018-2019 ha governato con la Lega non ha dato indicazioni di voto sul quesito relativo alla cittadinanza, un tema ricorrente tornato al centro dell’attenzione dopo le Olimpiadi di Parigi del 2024. Attraverso le storie familiari dei suoi campioni, l’Italia si è scoperta un paese eterogeneo dove le comunità di origine straniera sono ormai inseparabili dal resto della popolazione, nonostante le restrizioni nell’accesso alla cittadinanza.

Successo a basso costo

Il risultato ha di fatto congelato il dibattito, confortando quindi la destra nazionalista. “Lo scarto tra i risultati del sì sulle questioni sociali e quello sulla cittadinanza mostra che sulle questioni legate all’identità anche l’elettorato di sinistra si mostra prudente”, spiega Lorenzo Pregliasco, fondatore dell’istituto di sondaggi Youtrend.

Secondo Pregliasco, il peso dell’astensione ai referendum è il corollario di una crisi profonda, tenuto conto del fatto che alle elezioni legislative del 2022 la partecipazione non aveva superato il 64 per cento. A partire dal 2000 solo una volta, nel 2011, un referendum abrogativo in Italia ha superato il quorum.

Il risultato di questo referendum ha fornito un successo a basso costo alle forze di estrema destra e di destra che formano il governo Meloni.

Per festeggiare il risultato Fratelli d’Italia ha scelto un messaggio elementare. Sul suo account Instagram ha fatto pubblicare una foto dei principali leader dell’opposizione, accompagnata dalla scritta: “Avete perso”. Tutto in maiuscolo. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati