Qualche anno fa, approfittando di un invito in Svezia, sono andata a Visby, nell’isola di Gotland, a vedere i luoghi di uno dei personaggi che più mi colpirono nell’infanzia: Pippi Calzelunghe. Quella bambina fortissima, con un padre rapito dai pirati e una valigia piena di monete d’oro, mi affascinava e mi inquietava. Era sempre allegra, beffarda verso ogni autorità, sconcertante. Sapevo di somigliare ad Annika, la sua mite amica, ma sentivo di voler stare vicino a Pippi. Il finale del libro è indelebile: dopo un’altra meravigliosa avventura, Tommi e Annika tornano nella casa accanto a quella di Pippi. Forse la loro infanzia non finirà più: hanno infatti ingerito la pillola cunegunde che non fa diventare mai grandi. Stanno per andare a dormire, quando dalla finestra vedono Pippi che seduta al tavolo guarda una candela, sola e seria come non l’hanno mai vista. “Se si gira la salutiamo”, dicono. Ma Pippi, assorta nei suoi pensieri, guarda qualcosa che loro non possono vedere, e non si gira. Da quel viaggio a Visby ho portato un maglione bellissimo a strisce rosse e blu come quello di Pippi. Quando chiesero ad Astrid Lindgren, l’autrice di Pippi Calzelunghe , cosa volesse come regalo per il suo 94° compleanno, lei rispose: pace nel mondo e vestiti carini. Con il Natale alle porte credo di avere abbastanza vestiti carini, tra cui quel maglione: non resta che sperare nell’altro regalo.

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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati