Ci sono tanti modi per raccontare il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez celebrato a Venezia lo scorso fine settimana. Sul quotidiano francese Le Monde la giornalista Guillemette Faure ha inventato un termine, autocadeaucratie, che in italiano può essere tradotto con autoregalocrazia. Una parola che descrive con una certa precisione alcune caratteristiche dei tempi che viviamo: “Regime in cui un leader si fa dei regali, moltiplica gli omaggi e gli onori a se stesso, sotto lo sguardo (e spesso con i soldi) degli altri”. Come in una voce del dizionario, Faure fa alcuni esempi: “Da quando il presidente degli Stati Uniti si è concesso una parata militare per i suoi 79 anni, la Casa Bianca sta diventando un’autoregalocrazia”. Oppure: “Il miliardario Jeff Bezos mobilita Venezia per il suo matrimonio, si preannuncia un bel momento di autoregalocrazia!”. E si avventura nell’invenzione di possibili sinonimi: repubblica dei bananapplausi (geopolitica), megalocrazia ornamentale (istituzionale), coglionarcisismo (volgare). “L’autoregalocrate ama mettersi in mostra e gratificarsi con cerimonie, fuochi d’artificio, concerti privati e applausi. Che si tratti di un compleanno o di un matrimonio, è in grado di trasformare qualsiasi evento personale in una vetrina mondiale della propria superiorità sociale”. Un tempo appannaggio delle dittature lontane (si pensi alle torte di compleanno di Saddam Hussein a forma di Iraq, ricoperte con i colori della bandiera e con candeline a forma di missile scud), l’autoregalocrazia, scrive Faure, ha ormai raggiunto la capitale degli Stati Uniti e i miliardari delle grandi aziende tecnologiche. “Nelle democrazie, l’autoregalocrazia ha un debole per la privatizzazione degli spazi pubblici: quello che è di tutti le appartiene”. E c’è anche il verbo regalocratizzare, sottrarre fondi pubblici per finanziare omaggi al proprio ego. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 3. Compra questo numero | Abbonati