Animali e argomenti scomodi: potete contarci, se si tratta di un romanzo di Sigrid Nunez. Il suo nuovo libro, sottile, discorsivo, minore ma affascinante, I vulnerabili, non fa eccezione. L’animale, questa volta, è un pappagallo: un ara socievole di nome Eureka. La narratrice, una scrittrice senza nome, si trasferisce nell’appartamento di un’amica a Manhattan per occuparsi di Eureka, dopo che il suo proprietario rimane bloccato sulla costa ovest. È la primavera del 2020 e l’America è in confinamento per il covid. L’uccello ha bisogno di compagnia, gli ara hanno un ego. Possono impazzire, come tutti noi, se trascurati troppo a lungo. I vulnerabili è il nono romanzo di Nunez. Il suo più noto resta L’amico fedele (Garzanti 2018), che vinse il National book award. Questo nuovo libro si presenta come un diario del covid, con una leggera impalcatura di eventi a sostegno di una serie di meditazioni. Le interazioni della narratrice con il pappagallo sono divertenti e commoventi. Non avere avuto animali domestici è uno dei suoi principali rimpianti. Giocare con Eureka la rattrista, perché “vedere animali che si divertono può essere uno spettacolo struggente. Suppongo, in parte, perché riduce il divario tra noi e loro”. Il titolo del libro si riferisce al fatto che, avendo superato i 65 anni, la narratrice è considerata “una vulnerabile” di fronte al covid. In un certo senso, ogni romanzo parla dell’invecchiamento, ma Nunez è particolarmente sensibile alle sue tenere umiliazioni.
Dwight Garner,The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1638 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati