Nel nuovo capitolo del racconto rurale di Elizabeth Strout, dopo sedici anni e otto romanzi, le sue indimenticabili protagoniste – Olive Kitteridge e Lucy Barton – sono finalmente arrivate a incontrarsi sulla stessa pagina. È difficile pensare a due personaggi più riccamente tratteggiati nella narrativa contemporanea. Olive è apparsa per prima (in Olive Kitteridge, 2008): ex insegnante e tiranna per vocazione; burbera e cocciuta – ma con un cuore ferito da proteggere. Lucy è arrivata nel 2016 (Mi chiamo Lucy Barton), come una scrittrice affermata ma timida, segnata dalla povertà dell’infanzia; una donna gentile dai desideri gentili. Strout non aveva un piano letterario prestabilito. “Non ho mai avuto l’intenzione di continuare a scrivere degli stessi personaggi”, ha spiegato in un’ intervista al Guardian. Ma Olive e Lucy esercitano un’enorme forza di gravità narrativa. Al di là dei loro dialoghi, Raccontami tutto è un libro tumultuoso, il romanzo più intensamente intrecciato di Strout: ci sono nascite, morti e matrimoni, rotture familiari e confessioni mostruose, qualche scandalo di provincia e un bel po’ di amori non corrisposti. C’è perfino un brutale omicidio da risolvere. Ma qualcosa del progetto di Strout si è guastato negli ultimi due libri. Quello che prima sembrava profondamente umano ora appare insistentemente sentimentale e vagamente condiscendente.
Beejay Silcox, The Times Literary Supplement

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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati