Il 16 giugno il premier Pedro Sánchez ha convocato una riunione d’emergenza del comitato esecutivo del Partito socialista spagnolo (Psoe) per affrontare le gravi accuse di corruzione che coinvolgono alcuni dirigenti del partito. Tra loro c’è Santos Cerdán, deputato e numero tre del Psoe, che si è dimesso dopo la diffusione di alcune intercettazioni telefoniche in cui sembra parlare di tangenti con altri due politici socialisti: l’ex ministro dei trasporti José Luis Ábalos e il suo collaboratore Koldo García, accusati di aver ricevuto centinaia di migliaia di euro per favorire alcuni imprenditori loro amici nella concessione di appalti pubblici. L’opposizione del Partito popolare (Pp) chiede le dimissioni del governo ma “Sánchez punta sulla resistenza a ogni costo”, scrive El País. “Il leader del Psoe è sembrato pronto alla controffensiva, sfidando il Pp a presentare una mozione di sfiducia. Sánchez, che in una conferenza stampa aveva chiesto scusa ai suoi elettori, questa volta ha evitato l’autocritica”. Il premier ha organizzato una gestione temporanea del partito fino al congresso straordinario che si terrà a Madrid il 5 luglio. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati