Il 23 aprile, per la prima volta da quando l’Unione europea ha approvato il Digital markets act, il regolamento sulla concorrenza nel settore digitale, la Commissione europea ha condannato la Apple a pagare una multa di 500 milioni di euro e la Meta una di 200 milioni di euro. Le aziende sono state ritenute colpevoli di aver adottato pratiche imprenditoriali scorrette. La Apple, per esempio, ha ostacolato la distribuzione di applicazioni al di fuori del suo App store, da cui incassa una percentuale sulle vendite.

Queste sanzioni non toglieranno il sonno ai commercialisti della Apple e della Meta: per dare un’idea, nel 2024 la Apple ha incassato 344 miliardi di euro. Inoltre, sembra che su altre questioni Bruxelles voglia abbassare livello dello scontro con i giganti statunitensi della tecnologia, per scongiurare una guerra commerciale totale con Washington. Oggi l’instabilità dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico è così forte che il desiderio di prudenza è comprensibile. Ma l’Europa deve resistere al tentativo degli Stati Uniti di fare pressione su Bruxelles per neutralizzare le norme che sono state ideate per proteggere i cittadini dell’Unione. Peter Navarro, consulente di Donald Trump per il commercio e l’industria, ha paragonato le norme europee a una barriera doganale e a una forma di “aggressione legale” contro le aziende statunitensi. La realtà è molto più banale: dato che gli Stati Uniti dominano il mercato, le aziende tecnologiche statunitensi sono le più colpite da qualsiasi tentativo di governare uno spazio che fa ormai parte della vita quotidiana di tutti.

Questa missione dovrebbe essere separata dai negoziati commerciali con la Casa Bianca. I politici dell’Unione (e del Regno Unito) non possono lasciarsi intimidire né spingere su un percorso di deregolamentazione potenzialmente dannoso per la democrazia. Anche se leggere, le multe sono una dichiarazione d’intenti indispensabile. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati