Gli eventi delle ultime settimane in Venezuela, tra cui la formazione, dopo anni di tentativi, di un nuovo consiglio nazionale elettorale, lasciano intravedere una fase politica che dev’essere sfruttata da tutti i protagonisti, soprattutto quelli interni al paese. I recenti avvenimenti sono la conseguenza di lunghe trattative tra il governo, l’opposizione e la comunità internazionale. Qualsiasi gesto positivo del governo del presidente Nicolás Maduro va accolto con la massima cautela, perfino con scetticismo: a imporlo è la storia. Ma questo non significa che tutte le trattative o gli accordi siano un modo per legittimare Maduro. L’intesa raggiunta con il programma alimentare delle Nazioni Unite o la partecipazione al meccanismo multilaterale Covax è una boccata d’ossigeno non per il governo, ma per un’enorme fascia della popolazione venezuelana che vive in povertà ed è vittima di una crisi umanitaria senza precedenti. Probabilmente il chavismo cercherà di approfondire le divisioni tra le diverse fazioni dell’opposizione. Per questo è importante serrare i ranghi, lavorare per raggiungere un consenso e mettere da parte le differenze.

Una nuova fase

C’è un elemento che fa ben sperare in questo nuovo capitolo. L’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca ha ammorbidito le posizioni più radicali degli Stati Uniti, che hanno un ruolo fondamentale in questa crisi e hanno imposto sanzioni economiche molto dure al Venezuela. La nuova amministrazione statunitense punta all’organizzazione di elezioni libere e trasparenti, in sintonia con quanto chiedono i principali paesi dell’Unione europea.

La strada da percorrere è ancora lunga. Il chavismo dovrà fare la maggior parte dei passi, prendere le distanze dalla sua deriva autoritaria e aprire una nuova fase di cui il Venezuela ha disperatamente bisogno. ◆ _ fr_

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati