William Gibson (Christopher Morris, Corbis/Getty)

L’idea centrale di William Gibson – il viaggio nel tempo attraverso universi paralleli, non fisicamente ma via comunicazione a banda larga – non è più così sorprendente, ma lui riesce a spremerne ogni volta qualcosa di nuovo. I personaggi di Agency convivono con i volti familiari di altri romanzi. Un universo alternativo in cui Hillary Clinton ha vinto le elezioni del 2016 dà molti spunti di critica culturale. E l’intricata trama thriller e noir offre suspense e intrattenimento. Verity Jane è una ragazza che vive nella San Francisco contemporanea dove fa l’arcano lavoro di app whisperer. In pratica, testa software non ancora pubblicati per trovare difetti e renderli sicuri e affidabili. Una società chiamata Tulpagenics le dà un paio di occhiali a realtà aumentata, un cellulare speciale e un auricolare, il tutto senza istruzioni esplicite. Avviato il programma, Verity incontra l’avatar di una donna che si fa chiamare Eunice. Eunice dimostra di essere la prima intelligenza artificiale completamente senziente al mondo, più intelligente di qualsiasi essere umano ma ancora un po’ inesperta e ingenua. È alla ricerca dell’agency, quell’attributo che conferisce all’individuo, di silicio o di carne, una capacità di azione volontaria. Verity ed Eunice diventano amiche. Ma quando Eunice decide che non approva il futuro impreciso che la Tulpagenics ha pianificato per lei, le due amiche si danno alla fuga. Tutta questa azione è intercalata con un’altra narrazione. Nell’anno 2136, l’umanità vive in una tregua difficile con intelligenze più grandi. Il mondo è dominato da una casta privilegiata di “klept”. La nostra guida qui è Wilf Netherton, agente per conto dello spaventoso ispettore Ainsley Lowbeer. Lowbeer ha una missione fondamentale: “Sta alterando gli stub per produrre mondi in cui i klept godono di meno potere”. Cos’è esattamente uno stub? È un continuum controfattuale, che coesiste con la realtà del 2136, prodotto dall’intervento sul passato condiviso. Suona confuso? Si può sempre contare su Gibson per vedere il nostro ambiente contemporaneo reso magico dalle sue intuizioni e un futuro reso abitabile dalla sua immaginazione selvaggia ma disciplinata. Paul Di Filippo, The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati