Il volo dello storno, il secondo romanzo di Rowan Hisayo Buchanan, esplora la relazione tra depressione e amore. Può l’amore salvarci dal nostro io più infelice? È qualcosa che possiamo chiedere a un’altra persona? E come dobbiamo chiederlo? Mina è una giovane classicista e professoressa associata a New York: “Bisessuale, vegetariana e sotto farmaci”. Sta lavorando a un libro sulle donne sopravvissute nei miti e nelle leggende, un ovvio parallelo alle sue stesse lotte per la sopravvivenza. All’inizio Mina è in piedi sul ponte George Washington, cercando di imporsi di saltare. Un agente di polizia arriva in tempo, e il suo rispettoso marito Oscar viene a recuperarla. Decidono quindi di lasciare New York per un po’. Il padre giapponese di Oscar, che importa sakè e birra negli Stati Uniti, possiede alcuni appartamenti a Londra che devono essere sistemati e gli ha chiesto di sovrintendere alla ristrutturazione. Rimasta sola a Londra, Mina si avvicina molto a Phoebe, sorella di un vecchio amico di Oscar. Siamo invitati a leggere il libro attraverso una lente femminista anche se i problemi di Mina non derivano dal patriarcato. Il problema del romanzo è che la vita interiore di Mina è abbastanza banale. Per i lettori alla ricerca di una storia di lotta e sopravvivenza, il libro offre consolazione. Per chi è in cerca di piaceri letterari, Il volo dello storno potrebbe essere deludente. Molly McCloskey, The Guardian

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati