Sérgio Olímpio Gomes, noto come Major Olímpio, era un poliziotto quando entrò in politica quindici anni fa. Nel 2018 coordinò la campagna elettorale nello stato di São Paulo dell’attuale presidente Jair Bolsonaro e fu eletto al senato federale. Il 18 marzo 2021 è morto di covid-19. Aveva 58 anni. È il terzo senatore in carica a perdere la vita per questa malattia. Quasi il 4 per cento dei componenti della camera alta del parlamento sono morti durante la pandemia, un dato che ha fatto capire alla classe politica il trauma vissuto da milioni di brasiliani. Oggi il paese è nel pieno di una seconda ondata, molto peggiore della prima. Il numero ufficiale delle vittime nel paese, con una media di 2.300 decessi al giorno, è un quarto del totale mondiale. Il Brasile ha meno del tre per cento della popolazione del pianeta.

Il sistema sanitario è al “collasso” per i pazienti affetti da casi gravi di covid-19, dice un bollettino pubblicato il 23 marzo dalla fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz), un istituto di ricerca che si occupa di sanità pubblica. In 25 stati brasiliani su 27 più dell’80 per cento dei posti letto in terapia intensiva è occupato. Diciotto stati hanno carenze di farmaci, come i bloccanti neuromuscolari, usati quando i pazienti vengono intubati. In sei stati le scorte di ossigeno sono pericolosamente basse.

Secondo Fábio Vilas-Boas, ministro della sanità nello stato di Bahia, nel nordest del paese, la regione è sotto “pressione” ma non al collasso. In ogni caso il numero di persone che hanno bisogno d’ossigeno è “esploso”. E alcuni ospedali stanno curando i pazienti covid nei pronto soccorso, perché i loro reparti di terapia intensiva sono pieni.

Si pensa che la seconda ondata in Brasile sia causata soprattutto da una variante del coronavirus sars-cov-2, chiamata P1 e nata con ogni probabilità nella città amazzonica di Manaus. Più contagiosa dell’originale e in grado d’infettare le persone già colpite dal covid-19, questa variante preoccupa tutto il mondo. È già stata rilevata in 33 paesi. Inoltre, alcuni vaccini sono meno efficaci contro la P1 di quanto lo siano con le principali varianti del virus in Europa e negli Stati Uniti. I paesi vicini stanno chiudendo i confini e il Perù e la Colombia hanno interrotto i voli con il Brasile. “Se il Brasile non prenderà le cose sul serio, continuerà a fare danni in tutta la regione e non solo”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Ma la serietà manca. Bolsonaro ha promosso rimedi da ciarlatano, si è scagliato contro le misure restrittive e ha cercato di sabotare la pubblicazione dei dati sul covid-19. Il 15 marzo ha annunciato che ci sarà un nuovo ministro della sanità, il quarto da quando è cominciata la pandemia. E ha ripetuto spesso che i vaccini non fanno per lui: il suo governo si è attivato lentamente per ordinarli, anche se la Pfizer e la Janssen li hanno testati proprio in Brasile.

Governatori e sindaci, che hanno il dovere di stabilire le restrizioni e le misure di confinamento, hanno in gran parte seguito l’esempio del presidente. Dopo la stretta imposta all’inizio della pandemia, la maggior parte ha allentato le misure. Nei quartieri poveri di Bahia la vita è andata avanti normalmente, almeno fino a pochissimo tempo fa. “Non possiamo imporre a chi vive nelle favelas l’obbligo di rimanere dentro una casa piccola e torrida”, dice Vilas-Boas. Lo stato non ha abbastanza polizia per garantire che i locali rimangano chiusi.

Da sapere
Rimpasto e dimissioni

◆ Il 30 marzo 2021 tre comandanti delle forze armate brasiliane hanno presentato le dimissioni. Il gesto è stato interpretato come una protesta nei confronti del presidente Jair Bolsonaro, che chiede ai militari di sostenerlo nelle sue battaglie politiche. Il giorno prima Bolsonaro aveva destituito il ministro degli esteri Ernesto Araújo, criticato per i ritardi nell’acquisto dei vaccini contro il covid-19, il titolare della difesa Fernando Azevedo e Silva e altri quattro ministri. Bbc


Azioni dannose

Secondo Natalia Pasternak, una microbiologa che dirige l’istituto Questão de Ciência, non c’è da sorprendersi che la variante sia nata a Manaus. La prima ondata era stata così forte da spingere alcuni a credere che la città avesse raggiunto l’immunità di gregge. Gli abitanti si sono riversati sulle spiagge lungo il fiume alla prima opportunità, permettendo alla P1 di diffondersi in fretta. Quando la variante ha lasciato la foresta, ha colpito con altrettanta facilità altre zone del paese. Anche se il Brasile fa un sequenziamento dei geni troppo ridotto per sapere con certezza quanto si sia diffusa, alcuni studi nello stato di São Paulo identificano la variante nell’80 o 90 per cento dei casi.

Un altro studio suggerisce che la P1 potrebbe avere una contagiosità doppia e potrebbe infettare una seconda volta tra il 25 e il 61 per cento delle persone già colpite dal covid-19. A diffondersi in questo momento è anche la P2, una preoccupante variante riscontrata a Rio de Janeiro.

La seconda ondata sta cambiando il comportamento dei cittadini. Governatori e sindaci oggi rafforzano le restrizioni e le persone le rispettano di più. Dal 22 marzo a Bahia il coprifuoco notturno è in vigore dalle 18 invece che dalle 22. E i dati dei telefoni cellulari mostrano che gli abitanti dello stato hanno recentemente dimezzato le distanze coperte. La cosa sta rallentando la diffusione del covid-19. Vilas ­Boas ritiene che il numero di casi positivi a Bahia sia sceso da 21mila a 17mila. Il numero di pazienti in attesa di un posto letto in terapia intensiva è sceso dai 513 del 12 marzo ai 280 di dieci giorni dopo.

A marzo il governo federale ha finalmente accettato di comprare il vaccino della Pfizer e quello a dose unica della Janssen, che affiancheranno il vaccino dell’AstraZeneca e quello cinese CoronaVac, già distribuiti. Il Brasile ha avviato anche una produzione interna. Fiocruz ha consegnato le sue prime dosi del vaccino AstraZeneca e l’Istituto Butantan di São Paulo ha cominciato a produrre il CoronaVac. Circa l’8 per cento degli adulti ha ricevuto la prima dose di vaccino. “Per la prima volta”, dice Pasternak, “sono fiduciosa”.

Il 23 marzo, quando il numero giornaliero delle vittime ha raggiunto la cifra record di 3.158, il presidente Bolsonaro è andato in tv per parlare dei progressi della campagna vaccinale brasiliana.

Ma fino a quando sarà necessario il distanziamento sociale, il presidente rimarrà una minaccia per la salute dei brasiliani. Bolsonaro infatti ha denunciato alla corte suprema tre stati, tra cui quello di Bahia, perché avevano rafforzato le restrizioni. Le sue azioni sono dannose per il Brasile e per il resto del mondo. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati