Trattata in modo ingiustamente ruvido ai suoi esordi, dieci anni dopo Lana Del Rey è un’artista di successo che conquista anche la critica. Il suo disco del 2019, Norman fucking Rockwell!, è finito in molte classifiche di fine anno. Di recente è apparsa perfino sulla copertina di una rivista storica come Mojo, che di solito non mette mai foto di trentenni in prima pagina, a meno che non siano state scattate nel 1972. Tutto questo è stato ottenuto perfezionando quello che fa, piuttosto che cambiandolo radicalmente. A tratti il suo nuovo album, Chemtrails over the country club, sconfina in territori nuovi, quando prova il falsetto oppure sposta la posizione geografica dei testi da Los Angeles al Midwest. Ma sono cambiamenti minori. Le canzoni seguono il solito ritmo, frenetico come un campionato mondiale di bocce, in quel luogo dove il trip-hop incontra i cantautori degli anni settanta. I protagonisti delle canzoni sono come sempre uomini minacciosi e maleducati. Chemtrails over the country club non fa niente di nuovo, ma lo fa maledettamente bene. Alexis Petridis, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1402 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati