In Europa la campagna di vaccinazione contro il covid-19 è cominciata con una lentezza preoccupante. Nell’Unione europea sono state somministrate solo undici dosi ogni cento persone, a fronte di 32 negli Stati Uniti e 38 nel Regno Unito. Gli europei sono arrabbiati con i loro governi e con la Commissione europea per gli errori commessi nelle ordinazioni di vaccini. Quel che è peggio, in molti paesi sembra che stia cominciando una nuova ondata di contagi.

Ma negli ultimi giorni alle preoccupazioni per la lentezza della campagna vaccinale si sono sommati timori riguardanti la sicurezza. Il 15 marzo Francia, Germania e Italia si sono aggiunte all’elenco dei paesi europei che hanno annunciato la sospensione temporanea della somministrazione del vaccino prodotto dalla casa farmaceutica anglosvedese AstraZeneca.

L’ondata di sospensioni è stata innescata dai dati pubblicati da un ente di regolamentazione norvegese, che ha riferito di quattro casi di trombosi in adulti che avevano ricevuto il vaccino. Notizie simili, sempre riguardanti pochi casi, sono arrivate dalla Danimarca, dall’Italia e dall’Austria. Quindi, il vaccino AstraZeneca è sicuro o no? Quasi certamente sì. Le autorità hanno sottolineato che la sospensione è una misura temporanea. Ronan Glynn, consulente del governo irlandese per la sanità, ha affermato che non ci sono prove che le trombosi siano state causate dal vaccino. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Agenzia europea del farmaco (Ema) hanno dichiarato di non avere motivo di ritenere che il vaccino ponga problemi di sicurezza.

Come succede spesso in medicina, e soprattutto quando si tratta di farmaci somministrati a milioni di persone, il punto è distinguere causalità e correlazione. Le trombosi sono un disturbo comune, e sono sempre più comuni anche i vaccini contro il covid-19. Secondo i calcoli dell’Ema, gli “eventi tromboembolici” che si sono verificati tra i circa cinque milioni di persone a cui è stato somministrato il vaccino AstraZeneca sono stati trenta. Di per sé, il fatto che alcune persone con una trombosi avessero anche ricevuto quel vaccino non è più degno di nota del fatto che alcune di quelle persone probabilmente avevano assunto integratori vitaminici o paracetamolo, o che avevano fatto colazione. Ciò che bisogna chiedersi è se l’incidenza degli eventi tromboembolici sia stata più alta di quanto sarebbe stato realistico aspettarsi; ma non sembra sia così. “Il numero di trombosi nei vaccinati non è più alto del numero che si riscontra nella popolazione generale”, ha spiegato l’Ema.

Anche i dati forniti da altre fonti sono rassicuranti. Nella sperimentazione clinica per valutare il vaccino, il 38 per cento di quanti lo avevano ricevuto ha riferito almeno un effetto collaterale, nella maggioranza dei casi dolore nel punto dell’iniezione, mal di testa o febbre passeggera. Lo stesso è avvenuto al 28 per cento dei soggetti a cui era stato iniettato un placebo. Meno dell’1 per cento dei soggetti di entrambi i gruppi si è poi ammalato gravemente, e tra quelli che si sono ammalati, i soggetti che avevano ricevuto il placebo sono stati più numerosi di quelli che avevano ricevuto il vaccino.

Da sapere
Reazione a catena

◆ L’8 marzo 2021 il governo austriaco ha sospeso la somministrazione di una partita del vaccino contro il covid-19 prodotto dall’azienda anglosvedese AstraZeneca dopo che una persona a cui era stato iniettato è morta per una trombosi. L’11 marzo Norvegia e Islanda hanno sospeso il vaccino dopo che le autorità norvegesi hanno riferito altri tre casi di trombosi, uno dei quali letale. Nei giorni successivi altri undici paesi europei hanno deciso di bloccare le somministrazioni.

◆ L’Agenzia europea del farmaco ha annunciato un’indagine, ma ha affermato che i benefici offerti dal vaccino sono superiori rispetto agli eventuali rischi. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato le autorità nazionali a proseguire con la somministrazione del vaccino della AstraZeneca.

◆ L’agenzia britannica di farmaco-vigilanza (Mhra), che raccoglie segnalazioni di effetti collaterali su farmaci e vaccini nel Regno Unito, ha dichiarato al Guardian che, al 28 febbraio, aveva ricevuto più notifiche di trombosi tra persone vaccinate con il Pfizer-Biontech che tra quelle che avevano ricevuto il farmaco dell’AstraZeneca: 38 contro 30. In nessuno dei due casi, comunque, il dato superava il livello medio di questi eventi tra la popolazione. Nel Regno Unito sono state inoculate undici milioni di dosi del vaccino della AstraZeneca.


I dati dei trial clinici sono confortati dall’esperienza in altri paesi. Al 28 febbraio nel Regno Unito erano state somministrate 9 milioni e 700mila dosi di vaccino AstraZeneca e 11 milioni e mezzo di quello prodotto dalla casa farmaceutica statunitense Pfizer in collaborazione con la tedesca Biontech. L’ente regolatore britannico ha calcolato che entrambi i vaccini provocano fra i tre e i sei casi di effetti collaterali, quasi tutti lievi, ogni mille dosi. Duecentoventisette persone sono morte poco dopo aver ricevuto una dose di vaccino Pfizer-Biontech e 275 dopo aver ricevuto quello della AstraZeneca. Anche in questo caso, sono numeri tutt’altro che inconsueti ed è improbabile che questi decessi siano legati alla vaccinazione. Nel Regno Unito ogni anno muore circa mezzo milione di persone, e in prima fila per ricevere il vaccino c’erano naturalmente persone molto anziane e molto malate.

Un problema politico

Ma forse il problema non è solo immunologico. Un altro fattore è la politica dei vaccini. A gennaio l’AstraZeneca ha avvisato l’Unione europea che non sarebbe riuscita a fornire il quantitativo previsto di vaccini, scatenando un’aspra disputa che si è intrecciata con una più vasta controversia riguardante il rapporto del Regno Unito con l’Unione europea dopo la Brexit (il Regno Unito è tra i paesi dove viene prodotto il vaccino AstraZeneca). Su un giornale tedesco è apparso un articolo basato su una fonte anonima che sollevava dubbi (poi rivelatisi infondati) sull’efficacia del vaccino AstraZeneca nelle persone di più di 65 anni. I dubbi sono stati amplificati dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha insinuato che il vaccino fosse “quasi inefficace” negli anziani. Quando poi la Francia ha cercato di accelerare la sua campagna vaccinale, Macron ha cambiato posizione.

Un altro problema è quello che gli esperti chiamano “esitazione vaccinale”. Le controversie sul vaccino AstraZeneca potrebbero aver seminato dubbi sulla sua efficacia, spingendo i responsabili della sanità pubblica a mostrarsi particolarmente seri nell’affrontare le preoccupazioni per la sicurezza. Le esperienze con altri vaccini mostrano che, una volta instillato, il dubbio è difficile da scacciare. L’idea che il vaccino trivalente contro morbillo, orecchioni e rosolia provochi l’autismo è basata su un unico studio che riportava una manciata di casi di associazione aneddotica fra i due. Quella correlazione è stata ampiamente smentita, eppure le teorie del complotto attorno alla trivalente fioriscono. In molti paesi ricchi, i bambini e le bambine vengono vaccinati contro il papillomavirus umano, che provoca il cancro al collo dell’utero. Nel 2013 il Giappone ha sospeso il suo programma di vaccinazioni dopo che erano circolate notizie aneddotiche sui suoi presunti effetti collaterali. Da allora le vaccinazioni non sono più riprese, nonostante le ripetute rassicurazioni sulla sua sicurezza. Uno studio ha calcolato che tra le cinquemila e le 7.500 donne giapponesi nate tra il 1994 e il 2007 siano morte a causa di questa decisione.

Dopo essersi affrettati ad assicurarsi le forniture di vaccino a gennaio, un gran numero di paesi europei si ritrova con scorte inutilizzate. Nel frattempo le autorità sanitarie sono di fronte a un dilemma: se i cittadini sono già sospettosi nei confronti di un vaccino, una sospensione temporanea può apparire come un rassicurante segno di rigore e cautela. Oppure può semplicemente rafforzare i sospetti e spingere un maggior numero di persone a non vaccinarsi, prolungando così la pandemia e portando alla morte di persone che avrebbero potuto salvarsi. Dopotutto, uno degli “effetti avversi” del covid-19 è la morte, che si verifica in poco meno dell’1 per cento dei casi. ◆ ma

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1401 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati