Piove sul bagnato, dice il proverbio. E nevica nel buio, almeno in Texas. Dopo che una tempesta ha causato nevicate da record e ha fatto scendere le temperature come non succedeva da trent’anni, milioni di persone in tutto lo stato sono rimaste senza elettricità e riscaldamento. I fornitori di energia, travolti dall’aumento della domanda, hanno cercato di intervallare l’accesso alla rete per evitare che il sistema collassasse. Intere città, compresa Dallas, hanno spento le luci per risparmiare elettricità. Alcuni texani hanno sfidato le strade innevate per rifugiarsi nei pochi hotel che avevano ancora camere disponibili, solo per scoprire che neanche lì c’era corrente. Altri sono rimasti in casa con addosso le tute da sci, nell’attesa che la situazione tornasse alla normalità. I blackout sono durati per giorni, e per ora è impossibile fare una stima dei danni. Almeno venti persone sono morte in incidenti stradali, a causa dei falò accesi per riscaldarsi o intossicate dal monossido di carbonio delle automobili in cui si erano rifugiate. La tempesta ha anche fermato la distribuzione dei vaccini contro il covid-19. Alcune aziende che forniscono elettricità rischiano di fallire a causa dell’aumento del prezzo dell’energia all’ingrosso.
Il freddo ha colpito anche altri stati, come il Tennessee, ma il Texas ha subìto i danni peggiori. Gli abitanti sono giustamente furiosi e si chiedono come sia possibile che uno stato famoso per le sue risorse energetiche non riesca a garantire una fornitura affidabile. La risposta breve è che l’Electric reliability council of Texas (Ercot), l’ente che gestisce la rete elettrica, ha sottovalutato l’aumento della richiesta di energia causato dalla tempesta in arrivo. Questo nonostante le avvisaglie della scorsa estate, quando la rete elettrica era andata in sofferenza. Molti politici repubblicani hanno dato la colpa dei blackout alle energie rinnovabili. È vero che alcune pale eoliche si sono bloccate per il gelo, ma in realtà il principale responsabile è il gas naturale, che fornisce metà dell’energia consumata nello stato. Gli impianti hanno smesso di funzionare, come anche la catena di distribuzione e i gasdotti. Il freddo ha bloccato perfino un reattore di una delle due centrali nucleari.
Qualcuno sostiene che il disastro sia dovuto alle caratteristiche uniche del mercato energetico texano. Il Texas è l’unico stato continentale ad avere una propria rete elettrica, indipendente da quella federale. Questo significa che in caso di carenza di energia non può importare elettricità da altri stati.
Inoltre è un mercato molto concorrenziale. I generatori producono elettricità per il mercato all’ingrosso, da cui si riforniscono più di trecento fornitori al dettaglio che si contendono i clienti. Dato che in Texas i bruschi cali di temperatura sono rari, le aziende non investono per rafforzare le infrastrutture in vista dell’inverno, perché se lo facessero dovrebbero aumentare il costo delle bollette. A peggiorare la situazione il fatto che lo stato non dispone di un sistema per garantire una riserva di potenza energetica per compensare gli aumenti della domanda.
La California rischia
Per anni i benefici del mercato libero texano sono sembrati evidenti. A 8,6 centesimi per kilowattora, il prezzo medio dell’elettricità al dettaglio è inferiore di un quinto rispetto alla media nazionale, ed è la metà rispetto a quello della California. Nel 1999 lo stato ha fissato alcuni obiettivi in merito alle energie rinnovabili, e oggi produce circa il 30 per cento dell’energia eolica statunitense. Ma ora molte persone si chiedono se questo sistema sia davvero vantaggioso. “La tempesta ha evidenziato le gravi debolezze del mercato libero”, sottolinea Luke Metzger della ong Environment Texas.
Riprogettare completamente la rete del Texas sembra una soluzione improbabile. Tuttavia, quando si scioglierà la neve lo stato dovrà affrontare una serie di questioni. La più importante riguarda come garantire l’affidabilità delle sue infrastrutture in condizioni climatiche estreme. Un problema che devono affrontare anche altri stati. Alcune zone della California, che ha un mercato energetico più regolato di quello texano, sono colpite spesso da ondate di calore, vento forte e incendi che causano interruzioni di corrente. Diversamente dal Texas, gran parte della California del nord dipende da un unico fornitore, la Pg&e. L’azienda è stata ripetutamente denunciata per la sua cattiva gestione.
Anche lì alcune persone hanno incolpato le energie rinnovabili per i blackout, quando in realtà le cause delle interruzioni di corrente in California sono molto simili a quelle del Texas: condizioni climatiche estreme, malfunzionamenti imprevisti dei generatori, scarsa pianificazione da parte delle istituzioni statali e impossibilità (temporanea, nel caso della California) di importare energia dagli altri stati.
Entrambi gli stati avrebbero bisogno di aumentare la produzione e l’immagazzinamento di energia per soddisfare i picchi di domanda. Inoltre servirebbero nuove infrastrutture più resistenti, come linee elettriche sotterranee, e più trasmissioni ad alto voltaggio e lunga distanza. Gli eventi climatici che un tempo consideravamo insoliti stanno diventando sempre più frequenti. Senza un investimento adeguato nelle reti elettriche, lo saranno anche i blackout. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati