Dopo il caotico e intempestivo collasso della coalizione di governo di centrosinistra in Italia, Mario Draghi è stato reclutato personalmente dal presidente della repubblica Sergio Mattarella. Un ritorno al voto nel bel mezzo di una pandemia avrebbe preoccupato sia i mercati sia gli alleati europei, che si sono impegnati a versare all’Italia più di duecento miliardi di euro attraverso il fondo europeo per la ripresa. La possibilità che le elezioni sancissero la vittoria dei partiti euroscettici di estrema destra ha reso ancor meno attraente la prospettiva di un ritorno alle urne. E così Mattarella ha scavalcato gli elettori dando a un economista e banchiere tra i più rispettati d’Europa l’incarico di assumere il controllo della situazione.
La posta in gioco è elevatissima e le credenziali di Draghi sono impressionanti. Ma è anche vero che l’ultimo esperimento di un governo tecnico in Italia non viene ricordato con simpatia. Durante la crisi del debito dell’eurozona le misure di austerità dettate da Bruxelles furono imposte da un altro economista che non era stato eletto, Mario Monti. In quell’occasione il risentimento popolare favorì l’ascesa del Movimento 5 stelle, fondato dal comico Beppe Grillo, e della Lega euroscettica di Matteo Salvini. Nel 2018 i due partiti hanno formato il primo governo populista d’Europa, poi caduto a causa di un azzardo di Salvini. Il governo successivo, nato dalla coalizione tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico, è stato un matrimonio fragile e di convenienza tenuto in piedi dalla voglia di evitare un ritorno alle urne.
Niente di tutto questo lascia pensare a una democrazia in salute. I parlamentari dei cinquestelle sono divisi sull’opportunità di sostenere Draghi, e una delle figure di spicco del movimento ha descritto l’economista come un “apostolo delle élite”. In ogni caso dopo settimane di caos, lotte intestine irresponsabili e paralisi politica sembra che il governo Draghi otterrà l’appoggio necessario.
A breve termine sarebbe senz’altro una buona notizia per l’Italia. Draghi ha costruito la sua reputazione a capo della Banca centrale europea promettendo nel 2012 di fare “tutto il possibile” per proteggere l’euro dalle speculazioni. Questo impegno e questo coraggio saranno indispensabili per rianimare l’economia italiana dopo la pandemia. Come nei paesi vicini, anche in Italia il programma vaccinale procede a rilento, mentre la disoccupazione minaccia di aumentare in modo incontrollato durante la primavera e il prodotto interno lordo si è ridotto quasi del 9 per cento nel 2020.
Il meno possibile
L’enorme debito pubblico italiano resta il più alto dell’Unione europea. Davanti a questa marea di problemi l’esperienza rende Draghi ben equipaggiato per convincere i mercati della sostenibilità del debito e per rassicurare Bruxelles sul fatto che l’Italia spenderà bene i fondi europei.
A differenza di Monti dieci anni fa, Draghi avrà denaro da spendere, e i suoi trascorsi suggeriscono che lo farà in modo responsabile. Tuttavia, presumendo che Draghi avrà il sostegno del parlamento, il suo governo dovrebbe durare il meno possibile. L’alternanza tra demagoghi populisti e tecnocrati rischia di diventare una tendenza costante della politica italiana.
Affidarsi a due leader non eletti nell’arco di un decennio non è un buon segno per una democrazia che si rispetti, a prescindere dalla gravità delle crisi in cui si trova. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1396 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati