L’assemblea generale delle Nazioni Unite del 22 settembre non sarà ricordata solo per essersi svolta in gran parte online, ma anche per aver segnato un momento decisivo nella politica sull’emergenza climatica. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato la Cina di inquinare sempre di più. Il presidente cinese Xi Jinping ha risposto annunciando per la prima volta gli obiettivi a lungo termine di Pechino per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’ambito degli accordi di Parigi. Le emissioni raggiungeranno il picco nel 2030 per poi cominciare a calare, e nel 2060 le emissioni nette della Cina dovrebbero arrivare a zero.

Anche se il 2060 sembra una data lontana, l’impegno della Cina è una notizia importante, soprattutto quando altri due grandi paesi inquinanti, gli Stati Uniti e l’India, non hanno fissato nessun obiettivo. L’amministrazione Trump ha fatto scivolare l’emergenza climatica in fondo alla lista delle sue priorità. Indipendentemente dal raggiungimento degli obiettivi da parte della Cina (dove il carbone rappresenta più di metà del consumo di energia primaria) per contrastare il cambiamento climatico serve l’impegno di altre grandi economie.

I pericoli legati all’emergenza climatica non sono limitati ai danni provocati dall’innalzamento del livello delle acque. Comprendono l’aumento della povertà, della fame e delle malattie prodotto dal surriscaldamento del pianeta, dalle inondazioni e dalle siccità. Il covid-19 ci ha ricordato quanto il mondo sia vulnerabile agli agenti patogeni. L’emergenza climatica aleggia sul prossimo piano quinquennale cinese, il quattordicesimo, che partirà l’anno prossimo. Sarà un’occasione per affrontare il problema fissando obiettivi concreti e raggiungibili. La Cina deve tenere presente che molti, a torto o a ragione, la considerano un paese che promette molto e mantiene poco. Ora che Pechino ha preso un impegno sul prestigioso palcoscenico delle Nazioni Unite, il resto del mondo cercherà di capire se manterrà la parola, a cominciare dal picco delle emissioni previsto al termine dei prossimi due piani quinquennali. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1378 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati