In piena crisi con il Venezuela, il 30 novembre il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato di voler verificare le informazioni secondo cui le forze armate statunitensi avrebbero colpito per due volte un’imbarcazione di presunti narcotrafficanti nel mar dei Caraibi, in modo da eliminare anche due sopravvissuti.

Washington, che sostiene di essere in guerra contro i cartelli della droga, ha rafforzato a partire da settembre il suo contingente militare nel mar dei Caraibi, schierando anche la più grande portaerei del mondo, una decisione che ha aggravato le tensioni con Caracas.

Il 30 novembre Trump ha confermato di aver avuto un colloquio nei giorni precedenti con il suo collega venezuelano Nicolás Maduro.

Il 29 novembre aveva inoltre ordinato la chiusura dello spazio aereo del Venezuela. Caracas aveva reagito denunciando “i preparativi di un’aggressione” in una lettera all’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec).

Alla crisi bilaterale si è ora aggiunta un’ulteriore polemica: il Washington Post ha accusato il segretario della difesa statunitense Pete Hegseth di aver ordinato, in occasione di un attacco aereo a settembre contro una presunta imbarcazione di narcotrafficanti, l’eliminazione di tutte le persone a bordo, spingendo le forze armate a condurre un secondo attacco per uccidere due sopravvissuti.

“Esamineremo la questione”, ha affermato Trump, sottolineando che “non sarebbe dovuto succedere”. Il presidente ha però difeso Hegseth: “Mi ha detto di non aver dato l’ordine di uccidere tutte le persone a bordo, e io gli credo”, ha dichiarato. Hegseth ha accusato il Washington Post di diffondere “notizie false”.

In totale gli Stati Uniti hanno condotto attacchi contro più di venti imbarcazioni di presunti narcotrafficanti nel mar dei Caraibi e nell’oceano Pacifico, uccidendo almeno 83 persone.

Il 10 novembre l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, aveva messo in dubbio la legalità degli attacchi, citando “forti indizi che si tratti di esecuzioni extragiudiziali”.

Trump accusa il Venezuela di essere responsabile dell’arrivo di grandi quantità di droga negli Stati Uniti. Caracas smentisce e ribatte che il vero obiettivo di Washington è rovesciare Maduro e mettere le mani sul petrolio venezuelano.

Il governo statunitense non ha fornito informazioni sui contenuti della telefonata tra Trump e Maduro. “Non saprei dire se è andata bene o male. È stata solo una telefonata”, ha dichiarato Trump.

Secondo il senatore repubblicano Markwayne Mullin, Washington ha proposto a Maduro di lasciare il paese. “Gli abbiamo detto che può andare in Russia o in un altro paese”, ha affermato.

Il Venezuela ha invece annunciato di aver chiesto all’Opec un aiuto concreto “per fermare l’aggressione statunitense, i cui preparativi si stanno intensificando”.